Un telescopio alla Bicocca Lo spazio visto da Milano
Potrà studiare il sole e i pianeti e sarà aperto anche all’esterno
Una cupola bianca è spuntata dai panorami rossi e grigi dell’Università Bicocca. Nella sua penombra riscaldata dal sole sul tetto dell’edifico U9 «Koiné» sul viale dell’Innovazione, l’occhio può volare verso le stelle. Grazie ad un telescopio Ritchey-Chrétien da 40 centimetri di diametro che odora di nuovo con i suoi strumenti intorno, compreso un minuscolo telescopio ausiliario per scrutare anche il Sole. Gli studenti del corso di laurea magistrale internazionale in «Astrophysics and space physics» da quest’anno prepareranno i loro esami aiutati dallo strumento, imparando tempi e modi da applicare poi nelle future ricerche da astronomi professionisti con i grandi osservatori. Non solo. «Dall’autunno, finito un necessario rodaggio, organizzeremo anche incontri e corsi aperti ai licei e ai milanesi che desiderano alzare lo sguardo alle meraviglie celesti», spiega soddisfatto Mario Zannoni che insegna astronomia e astrofisica al Dipartimento di Fisica protagonista assieme a Michele Fumagalli, professore, e Matteo Fossati, ricercatore, dell’iniziativa unica per Milano.
Se le storie galattiche le possiamo ascoltare al Planetario dei giardini pubblici Montanelli o nella cupola di Brera, finora per vedere qualcosa con un buon strumento bisognava accedere agli incontri dell’osservatorio di Merate. «Ma adesso, nonostante il cielo della città — rassicura Zannoni —, con la camera fotometrica possiamo guardare dalla Bicocca pianeti come Venere, Marte e Giove, o studiare colori e luci che arrivano dagli oggetti dell’universo, stelle e galassie. Inoltre, con il piccolo telescopio annesso, si scorgono pure le turbolenze e le macchie sulla superficie del Sole».
La costruzione del telescopio è il frutto prima di tutto di una realtà alla Bicocca nel campo dell’astrofisica di primordine (quattro finanziamenti europei Erc conquistati) e mirata a preparare al meglio gli studenti. Non a caso Michele Fumagalli (38 anni) nel 2020 ha deciso di arrivare qui dopo un passato di ricercatore all’Università di California e in Inghilterra. In queste aule e nei laboratori i ricercatori indagano dagli enigmi della cosmologia delle nostre origini alle onde gravitazionali, alle grandi strutture cosmiche come le imponenti galassie. E sono attori di primo piano tra i telescopi europei di Paranal sulle vette delle Ande cilene, al Keck Telescope alle Hawai o con il telescopio spaziale Hubble. Ora si preparano ad essere tra i primi ad utilizzare Il gigantesco Webb Telescope della Nasa ormai pronto ad entrare in azione. Ma c’è una seconda ragione molto importante che va oltre i confini dell’università. «Ho voluto sostenere la realizzazione del progetto perché dobbiamo aprirci all’esterno e incidere sulla società — sottolinea Giovanna Iannantuoni, rettrice della Bicocca —. È necessario guardare alle ragazze e ai ragazzi trasmettendo loro i valori delle scienze che domani possono diventare delle professioni. L’iniziativa è però solo il primo passo di un piano ben più ampio che unisce su diversi fronti l’utilizzo delle competenze dell’università nella ricerca, nella didattica e nella formazione più in generale. Ci sono temi legati alla salute, all’ambiente ma anche all’intelligenza artificiale — nota la rettrice — che richiedono una consapevolezza diffusa nella società tutta da conquistare. Questo è un nostro obiettivo».