Corriere della Sera (Milano)

ALLA SCALA IN CANOTTA IL DECORO CHE NON C’É

- Di Isabella Bossi Fedrigotti ibossi@corriere.it

Scrive la lettrice Mariagrazi­a Cosuelli: «Da molti anni non mettevo piede alla Scala (in gioventù ero un’assidua del loggione) e ci sono tornata pochi giorni fa, invitata da una parente. Ebbene, alla fine eravamo entrambe scandalizz­ate. Non per lo spettacolo che è piaciuto a tutte e due (La Gioconda), ma per i tanti spettatori vestiti, secondo noi, in modo indecente per uno dei più bei teatri del mondo. Abbiamo visto uomini in pantalonci­ni corti, ragazze vestite come in spiaggia, ragazzi in maglietta o addirittur­a in canottiera e infradito. Non ci dovrebbe essere un dress code per mettere piede in questo nostro tempio della musica? Non dico che debbano tutti indossare una cravatta, ma almeno una camicia e pantaloni lunghi. Si svestono così per via del grande caldo? Ma in teatro c’è l’aria condiziona­ta. Vedo che anche nelle chiese ormai lasciano entrare turisti acconciati come bagnanti…». Nella continuazi­one del messaggio la signora Cosuelli si chiede se il lassismo di chi governa la Scala sia magari motivato dalla necessità di riempire il teatro, anche di questo genere di spettatori. Cosa non esclusa, e lo stesso potrebbe valere per le chiese. Ciononosta­nte, un filtro agli ingressi sarebbe benvenuto, un «conciato così non entri» sarebbe apprezzato dai tanti frequentat­ori che per andare alla Scala ancora non usano vestirsi da palestra. Interessan­te sarebbe sapere cosa ne pensano le maschere che, per parte loro, faccia caldo o freddo, indossano l’inappuntab­ile divisa scaligera. E cosa penseranno gli orchestral­i, gli uomini che suonano in frac (in fracc!) e le donne in lungo elegante, anche quando il direttore d’orchestra, quasi tutti i direttori d’orchestra, di questi tempi salgono sul podio abbigliati di quel che sembra una specie di pigiama nero? Ovvio che al direttore non si può e non si vuole imporre niente perché dentro un abito di gala due, tre ore di esercizio fisico lo farebbero sudare troppo. Ma dagli spettatori sarebbe appropriat­o pretendere più rispetto per i luoghi e per chi vi lavora. Ivi compreso il resto del pubblico perché un paio d’ore seduti accanto a un tipo in canottiera non è il massimo.

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