IL MUSEO TEATRALE DELLA SCALA Venite a giocare nel foyer
I laboratori dell’attrice Augusta Gori nel tempio fatato della lirica «I piccoli si ingegnano tra costumi e scenografie, scoprono storie, si sfidano in quiz: nessuno si annoia»
Il mare nel ridotto Arturo Toscanini del Teatro La Scala. E che mare, un’onda oceanica alta e impetuosa che avanza impossessandosi di tutto quello che incontra. Sotto il velo di tulle azzurro che si increspa mentre viene sollevato, si avvertono però solo voci allegre, risate di bambini a piena gola. Nessuno teme l’onda, la preoccupazione, semmai, è che i superbi copricapo a foggia di delfino, balena, pesce palla, possano essere trascinati via dalla corrente. Con la bassa marea, invece, il ridotto torna terraferma e si veste a festa come la piazza del Campo di Siena in occasione del Palio, per un torneo con giovani cavalieri in sella a un bastone con la testa da destriero. Chi l’avrebbe mai detto: nel tempio della musica e della danza si può andare anche a giocare. «Dissacrante? Proprio il contrario, il teatro è una casa meravigliosa che dovrebbe essere frequentata da tutti i bambini», dice Augusta Gori, che per il Museo Teatrale alla Scala organizza tre laboratori didattici: «Brilla Museo» (fascia d’età: 4-5 anni), «Dame e Cavalieri» e «Buongiorno Museo» (6-10). E per zittire prevedibili obiezioni, l’attrice esperta di didattica teatrale — è conosciuta per il suo ruolo nella trasmissione televisiva di metà anni Novanta «L’Albero Azzurro», ma ha anche insegnato all’Università Bicocca — fa sapere che i piccoli in platea si comportano benissimo, «corse sfrenate e decibel da stadio? Mai successo, il silenzio è assoluto, come durante i concerti, loro percepiscono immediatamente la solennità del luogo».
Gori incontra i bambini sotto il colonnato, «con mamma o papà, il laboratorio è concepito come esperienza familiare, senza un adulto non si può partecipare», fa sapere, «lancio anche alcuni spunti che possono essere ripresi a casa», poi apre la porta del ridotto e via, tutti dentro. La prima parte dei laboratori è un tour poco convenzionale, con storie avvincenti intrecciate alla visita del teatro. «Entriamo in platea a luci spente per un rito collaudato, l’accensione progressiva del lampadario e in successione dei globi», racconta, «la sensazione per loro è di entrare dentro a un mondo fatato». Palcoscenico, retropalco, palchi, poi l’avventura si sposta al Museo, «ingiustamente reputato noioso, quando mai, basta saperlo presentare: il flauto che è un bastone da passeggio, lo spadino di Napoleone regalato a una bella cantante di cui era innamorato, la cioccolata speciale creata dal signor Barbaja, organizzatore musicale, le maschere di Pulcinella e Arlecchino oramai sconosciute». Il momento ludico è nel ridotto Toscanini: i piccolini impastano pesci di pongo prima di travestirsi da pesci per il tuffo fra le onde, i più grandi si ingegnano costumisti e scenografi per il torneo. L’emozione più grande arriva alla fine, nel foyer, con il gigantesco telo rosso che vola leggero fra le mani di grandi e piccini, «il teatro è luogo per eccellenza di sentimenti, con quel gesto liberatorio si lasciano fluire tutte le emozioni sperimentate e così può calare il sipario».