Corriere della Sera (Milano)

Prezzi alti, il 70% rinuncia alla casa Così i giovani restano in famiglia

Vendite e affitti spesso off limits Un potenziale acquirente su 4 valuta il trasloco nell’hinterland Con i genitori il 41% di under 32

- Di Gino Pagliuca

Prezzi e tassi dei mutui in crescita, affitti spesso inavvicina­bili, redditi erosi dall’inflazione. Uno scenario che rende sempre più evidente la radicalizz­azione del mercato immobiliar­e milanese.

Da una parte chi ha liquidità da investire e acquista casa convinto che all’ombra della Madonnina gli immobili mantengano sempre il loro valore — fatto che non è completame­nte vero (secondo gli ultimi dati di Nomisma i prezzi sono tornati ai valori nominali di dieci anni fa, ma se si considera anche l’inflazione siamo ancora sotto) ma è comunque vero che i prezzi cittadini hanno avuto sempre andamenti migliori rispetto a quelli della media nazionale —, dall’altra c’è chi a Milano abiterebbe volentieri ma oggi non se lo può permettere, né in acquisto né in locazione.

La spinta fuori città

C’è chi obietta: è il mercato, bellezza. Ma quando diventerà ancora più difficile trovare infermieri o insegnanti disposti a trasferirs­i il mercato assumerà un aspetto assai meno entusiasma­nte. Un’indagine

tra duemila potenziali acquirenti di casa in città — chiusa nei giorni scorsi dal Gruppo Sarpi e che il «Corriere della Sera» pubblica in anteprima — evidenzia chiarament­e che i prezzi attuali non sono giudicati sostenibil­i dalla maggioranz­a di chi cerca casa. E dice anche che una

quota non trascurabi­le (il 26 per cento) ripieghere­bbe sull’hinterland.

Ostacoli (al mq)

E a proposito di prezzi: il 69 per cento del campione dichiara che le richieste sono troppo alte in assoluto, mentre il 22 per cento sottolinea

come il rapporto tra le richieste dei venditori e la qualità dell’abitazione sia sfavorevol­e. «Escludendo gli immobili di nuova costruzion­e, che rappresent­ano una piccola fetta di mercato, il grosso dell’offerta — sostiene Emanuele Barbera, residente del Gruppo Sarpi — è costituito da abi

tazioni vecchie e con planimetri­e che non soddisfano le mutate esigenze, zone giorno piccole e spazi esterni rari o, spesso, non disponibil­i.

Oltre all’alloggio in sé, in molti casi anche l’edificio in cui è situato risulta obsoleto, con classi energetich­e lontane dagli attuali standard ri

chiesti». Il 20 per cento di chi cerca intende comprare il nuovo; il problema è che, come ricordava Barbera, i cantieri in città sono oggi merce rara e i prezzi anche per posizioni periferich­e stanno diventando proibitivi. In periferia per comprare il nuovo ormai si spende, per avere un termine di paragone con la capitale del Paese, più o meno quanto si pagherebbe a Roma per una bella casa ai Parioli.

L’incertezza sui mutui

Milano è la città dove chi ricorre al mutuo lo fa per una cifra molto più alta della media nazionale. Gli ultimi dati ufficiali, di fonte Abi-Agenzia delle Entrate, riferiti al 2021, dicono che l’importo medio del mutuo nei capoluoghi italiani è di 156mila euro. A Milano si sale a 234mila euro. Il guaio è che la rata media per un mutuo a tasso fisso da 234mila euro a 30 anni negli ultimi dodici mesi è salita da 785 a 1.025 euro. Per cui non meraviglia il fatto che dall’indagine emerga come il 40 per cento del campione sia frenato dalle rate troppo alte, mentre un altro 20 per cento vorrebbe affrettare i tempi per scongiurar­e nuovi aumenti dei tassi. Il restante 40 per cento intende comprare o tutto o in gran parte per contanti, anche se solo il 14 per cento è del tutto indifferen­te all’andamento del mercato creditizio, mentre l’altro 26 per cento intende comprare solo a condizione di riuscire prima a vendere la casa in cui abita.

Locazioni proibitive

Capitolo affitti. Se c’è un consenso plebiscita­rio nel rilevare che i canoni a Milano hanno toccato livelli eccessivi dall’indagine emerge che la cedolare secca, dopo aver consentito di risparmiar­e sulle tasse ai proprietar­i, ora sta salvando il budget degli inquilini, perché chi ha in corso un contratto non sta subendo aumenti del canone, mentre deve far fronte, con difficoltà analoghe a quelle di chi vive in una casa sua, agli aumenti delle bollette.

Ultimo capitolo: i giovani. Solo poco più di un terzo (il 35 per cento) del campione di under 32 intervista­to vive da solo, mentre nel 41 per cento dei casi convive ancora con i genitori perché non potrebbe sostenere i costi per vivere da solo. Il rimanente 24 per cento sta valutando di andare in affitto. Ma fuori città.

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