Corriere della Sera (Milano)

Boris Godunov e la Scala una lunga storia di trionfi Esposti costumi e cimeli

L’opera rappresent­ata 25 volte. Mostra nel ridotto dei palchi

- Pierluigi Panza

Il «Boris Godunov» che andrà in scena il 7 dicembre sarà la 25ma occorrenza del titolo alla Scala, una volta più di «Carmen», ferma a 24. La prima italiana e al Piermarini del titolo fu il 14 gennaio 1909 e fu voluta da Arturo Toscanini ma diretta da Edoardo Vitale (Toscanini era in America), con protagonis­ta Feodor Šaljapin, che aveva trionfato nel «Mefistofel­e» di Boito e divenne un idolo dei milanesi, soliti incontrarl­o al Bar Sì in Galleria per una bottiglia prima dello spettacolo. Al suo ritorno alla guida del teatro, Toscanini dirige l’opera nel 1922 (con Aureliano Pertile protagonis­ta), nel 1923, nel 1925 e nel 1927. Nel 1927 i bozzetti sono di Nicola Benois che firmerà le scene

di tutti i «Boris» scaligeri fino al 1960.

«Boris» entra così nel repertorio e resta una costante: a guerra finita, nel 1946, si usa per la prima volta la versione di Rimskij-Korsakov, che non è quella scelta da Chailly quest’anno. L’opera va in scena al Teatro Lirico a causa del bombardame­nto del Piermarini. Il ritorno nella sala storica avviene nel 1949 con direzione e regia di Issay Dobrowen e un nuovo protagonis­ta: Boris Christoff, mentre nel 1953 Antonino Votto dirige Nicola Rossi Lemeni nello spettacolo di Tatiana Pavlova, che sarà ripreso nel 1956 ancora con Rossi Lemeni, celebre per i costumi da oggi esposti nel Ridotto dei palchi (e per tutta la durata del «Boris»), con alcuni cimeli, tra i quali un copricapo indossato da Šaljapin e un arazzo che ritrae Rossi Lemeni con il costume della scena dell’Incoronazi­one, realizzato da Niki Berlinguer negli anni Cinquanta.

Claudio Abbado sceglie «Boris» per inaugurare la stagione 1979/1980: l’unico precedente titolo internazio­nale accolto nella serata di Sant’Ambrogio era stato «Fidelio» di Beethoven diretto da Karl Böhm. Per l’evento si sceglie l’edizione originale con un cast eccezional­e: Nicolai Ghiaurov è Boris, Nicola

Ghiuselev è Pimen, Marina Lucia è Valentini Terrani, Varlaam è Ruggero Raimondi, Rangoni è John Shirley-Quick e nella parte dell’ostessa torna Fedora Barbieri. Regia di Jurij Ljubimov con la grande iconostasi disegnata da David Borovslij. In sala, grandi festeggiam­enti per il primo 7 dicembre di Sandro Pertini che rifiuta il palco centrale e sceglie di sedersi in platea.

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Piermarini Alcuni dei costumi e bozzetti esposti per tutta la durata del Boris nel ridotto dei palchi

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