«Siediti, ora si balla» La scuola di danza per chi è in carrozzina
Il progetto a Pavia: la sedia a rotelle è uno strumento
PAVIA Le sedie a rotelle volteggiano leggere sulle note di Beyoncé e dei Coldplay. Un progetto di danza che, per stessa definizione di chi l’ha pensato, è «inclusione al rovescio». Si chiama «We wheel dance school», ed è una scuola di ballo aperta a tutti, ragazzi con disabilità e non (ma si sta comunque in carrozzina), al PalaCampus di Pavia. Un gioco di parole dall’inglese: non solo scuola di danza in sedia a rotelle, ma anche un’espressione di volontà. Ad averla ideata è il Lions Club Pavia Minerva (che finanzia le lezioni), in collaborazione con il dipartimento di Scienze motorie dell’Università di Pavia. Si balla qualsiasi stile dall’hip hop al valzer. «Una sfida che nasce nel progetto “Abili si diventa” per far praticare attività sportive a ragazzi disabili. L’obiettivo però sono anche divertimento e aggregazione, oltre la prestazione fisica», spiega Luca Marin, docente del Laboratorio di attività motoria adattata. In questa scuola di danza ci si invita a ballare al contrario: «Vuoi ballare? Allora siediti».
Luana Strippato, del Lions Club Pavia Minerva, è medico ginecologo alla Mangiagalli di Milano, con la passione per il ballo: «Nelle altre scuole di danza paralimpica i ballerini disabili sono in sedia a rotelle, ma il compagno non ha disabilità, quindi è visibile la differenza — spiega —. In questo caso le diversità fisiche scompaiono e la sedia a rotelle diventa uno strumento ginnico, non un ostacolo, ma un’opportunità». L’insegnante è d’eccezione: Chiara Pedroni, campionessa italiana 2018 di danza paralimpica, che una volta alla settimana raggiunge la palestra per preparare coreografie e diagonali da insegnare agli allievi. Basta presentarsi, non servono iscrizioni, è sufficiente la voglia di mettersi alla prova e lasciarsi trasportare dalle note. Le sedie volteggiano, i movimenti sono veloci, simulano giri e piroette. Simona è leggiadra e si muove con disinvoltura. Il ballo era la sua vita, ma a causa di un brutto incidente non ha più potuto usare le gambe per i passi a due che l’hanno fatta diventare campionessa nazionale di latinoamericano. «Quando ho saputo di questa opportunità mi sono subito lanciata. Ho messo da parte la rabbia per quanto mi era accaduto e ora sono grata perché mi posso sentire ancora una ballerina». La lezione prosegue, e riuscire a distinguere chi è in sedia a rotelle per cimentarsi nella disciplina e chi ci si siede davvero ogni giorno, è molto difficile. Anzi, a dire il vero questi ultimi sono più bravi con figure e passaggi nelle coreografie. Lo conferma anche Pamela, 27 anni, dottoranda in Tecnologia per la riabilitazione, la medicina e lo sport: «Non è stato affatto semplice capire come dosare la forza, muoversi nello spazio, soprattutto nel movimento all’indietro con la carrozzina, ma è bello condividere questa esperienza con gli altri ragazzi, si crea un legame davvero empatico».
Sara ha 29 anni ed è stata tra le prime a frequentare la scuola. Non è nuova nel ballo in carrozzina, però: «Niente di agonistico, intendiamoci, ma avevo fatto qualche lezione di danza classica adattata con un’insegnante. Qui mi diverto, e finalmente posso fare qualcosa senza che ci sia una competizione agonistica, o un premio finale. In questa ora, con la musica e i volteggi, mi sento davvero libera».