PICCOLE NOSTALGIE IN OGNI QUARTIERE
«Qualche giorno fa — scrive il lettore Pasquale Runfola — camminavo per via Torino e, passando davanti a un negozio di abbigliamento, ho avuto un “tuffo” al cuore. Perché lì, dove ora c’è un negozio, negli anni Settanta esisteva un cinema, il Rubino: piccolissimo, quasi insignificante, perfino scomodo. Eppure aveva una caratteristica: forse era l’unico cinema di Milano che proiettava film alla mattina, anche e soprattutto durante i giorni feriali. E non erano banali: ricordo di aver visto lì bellissime pellicole d’essai. Lo ammetto: da studente, quando a scuola c’era uno sciopero ne approfittavo per correre al Rubino, invece di andare sempre in manifestazione. Sarò stato anche un opportunista, o perfino un qualunquista, ma garantisco che non ero l’unico: siamo passati in tanti da quel cinema, tanti come gli anni passati dalla sua chiusura. Se penso alla nostalgia che sento ricordando il Rubino, non oso immaginare cosa potrei provare — e con me qualche migliaio di persone — qualora dovessero buttare giù il nostro amato San Siro!». Se la nostalgia fosse una malattia mortale i cimiteri sarebbero strapieni. Ne soffriamo, ne ha sofferto ciascuno di noi, come ne ha sofferto ogni generazione, sempre rimpiangendo il passato o almeno qualcosa del passato. Che per lo più è la giovinezza come ci conferma il gentile Runfola nostalgico presumibilmente più dei suoi anni di liceo — con relative bigiate dell’impegno politico — che non dello stesso cinema Rubino. Però ci sono anche quelle minuscole nostalgie, brevi stilettate forse non nel cuore ma nella carne sì, che non sono rimpianti di gioventù. Per provarle basta scendere un attimo per un giro nel quartiere e prendere atto che al posto della panetteria c’è una boutique, al posto del macellaio un occhialaio, al posto della merceria un’agenzia immobiliare. Oltretutto, la memoria traditrice già poco dopo ci impedisce di ricordare chi c’era lì, prima. Se li sono mangiati tutti i supermercati, quelli grandi e quelli piccoli, capillarmente disseminati in città. Oltre che pizze e pasti pronti a domicilio. Quanto all’abbattimento di San Siro, a giudicare dal dibattito che ha generato, deve per contro trattarsi proprio di un caso di acutissima, incurabile nostalgia.