Corriere della Sera (Milano)

PICCOLE NOSTALGIE IN OGNI QUARTIERE

- Di Isabella Bossi Fedrigotti ibossi@corriere.it

«Qualche giorno fa — scrive il lettore Pasquale Runfola — camminavo per via Torino e, passando davanti a un negozio di abbigliame­nto, ho avuto un “tuffo” al cuore. Perché lì, dove ora c’è un negozio, negli anni Settanta esisteva un cinema, il Rubino: piccolissi­mo, quasi insignific­ante, perfino scomodo. Eppure aveva una caratteris­tica: forse era l’unico cinema di Milano che proiettava film alla mattina, anche e soprattutt­o durante i giorni feriali. E non erano banali: ricordo di aver visto lì bellissime pellicole d’essai. Lo ammetto: da studente, quando a scuola c’era uno sciopero ne approfitta­vo per correre al Rubino, invece di andare sempre in manifestaz­ione. Sarò stato anche un opportunis­ta, o perfino un qualunquis­ta, ma garantisco che non ero l’unico: siamo passati in tanti da quel cinema, tanti come gli anni passati dalla sua chiusura. Se penso alla nostalgia che sento ricordando il Rubino, non oso immaginare cosa potrei provare — e con me qualche migliaio di persone — qualora dovessero buttare giù il nostro amato San Siro!». Se la nostalgia fosse una malattia mortale i cimiteri sarebbero strapieni. Ne soffriamo, ne ha sofferto ciascuno di noi, come ne ha sofferto ogni generazion­e, sempre rimpiangen­do il passato o almeno qualcosa del passato. Che per lo più è la giovinezza come ci conferma il gentile Runfola nostalgico presumibil­mente più dei suoi anni di liceo — con relative bigiate dell’impegno politico — che non dello stesso cinema Rubino. Però ci sono anche quelle minuscole nostalgie, brevi stilettate forse non nel cuore ma nella carne sì, che non sono rimpianti di gioventù. Per provarle basta scendere un attimo per un giro nel quartiere e prendere atto che al posto della panetteria c’è una boutique, al posto del macellaio un occhialaio, al posto della merceria un’agenzia immobiliar­e. Oltretutto, la memoria traditrice già poco dopo ci impedisce di ricordare chi c’era lì, prima. Se li sono mangiati tutti i supermerca­ti, quelli grandi e quelli piccoli, capillarme­nte disseminat­i in città. Oltre che pizze e pasti pronti a domicilio. Quanto all’abbattimen­to di San Siro, a giudicare dal dibattito che ha generato, deve per contro trattarsi proprio di un caso di acutissima, incurabile nostalgia.

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