GLI SCARABOCCHI SUI MURI E LA SPUGNA NECESSARIA
Caro Schiavi, vedo che l’attenzione sui muri scarabocchiati è tornata in prima pagina. La casa del Manzoni è uno scempio. Gli artisti della street art vengono anche dall’estero nel bengodi milanese. Qui tutto è permesso? Sembra di sì. Anche in posti che non hanno il lignaggio della casa di don Lisander, ma che riguardano la quotidianità di tutti. Il disordine porta disordine e microcriminalità e l’arredo urbano va a farsi benedire. Che dice: io incentiverei il ritorno dei madonnari…
Luigi Rancati
Caro Rancati, è una vergogna autenticamente milanese quella dei muri imbrattati e quel che indigna è la rassegnata accettazione dello scempio nella città più ricca d’Italia, la capitale dell’attrattività e dell’estetica con la moda e il design, «Milan a place to be» e tutto il resto. C’è un’inerzia di fondo che, dietro lo schermo della burocrazia e dei vincoli della Sovrintendenza, è diventata paralisi, lasciando soli i pochi che negli anni hanno continuato a denunciare i vandalismi sui muri, non i graffiti artistici, sia ben chiaro, ma gli scarabocchi che segnano, come la minzione dei cani, il territorio. Vox clamantis in deserto, oltre ai Comitati, è un irriducibile cittadino benemerito, Maurizio Carmignani, che da anni documenta sulle pagine del Corriere l’inflazione di tag su palazzi e monumenti. L’ex assessore Goggi ha ricordato come il collega di giunta Paolo Del Debbio, oggi affermato conduttore tv, avesse indicato la soluzione: cancellare ogni volta gli scarabocchi, affinché i presunti writer non li vedessero più.
Sono passati più di vent’anni da quel lodevole tentativo, il sindaco si chiamava Albertini e voleva applicare la tolleranza zero come Giuliani a New York. La sintesi è questa: se si vuole, si può fare. Comune, Amsa, Tar, Soprintendenza, Procura, vigili e condomini: il decoro di una città è anche una questione culturale, un insegnamento al rispetto del bene comune. Vale per la casa del Manzoni, come per la facciata del palazzo privato o dell’alloggio popolare. C’è da anni in piazzale Gorini un osceno festival di scarabocchi sui muri del vecchio Istituto dei tumori, oggi sede della Lega nazionale contro il cancro: quando un dirigente dell’Amsa se ne occupò venne redarguito da solerti burocrati che imposero un vincolo, chissà mai perché. Speriamo che il blitz del sindaco di Firenze, Nardella, smuova qualcosa anche in terra ambrosiana. O come dice lei, caro Rancati, si potrebbe incentivare il ritorno dei madonnari…