Corriere della Sera (Milano)

L’APPARTENEN­ZA A MILANO E IL FENOMENO DEI PUGLIESI

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Caro Schiavi, il suo racconto sui trenta-quarantenn­i che vorrebbero rilanciare il senso di appartenen­za per Milano mi ha ricordato l’avventura di mio padre, che ha fatto parte della corrente di immigrati pugliesi che hanno ricostruit­o la loro identità a Milano. Qualcuno ha anche sfondato, altri hanno costruito una famiglia, hanno permesso ai figli di frequentar­e buone scuole e hanno trovato con il lavoro una loro seconda patria. Ecco, quando si parla della milanesità bisognereb­be tener conto che Milano è una citta fatta da emigranti, integrati e innamorati persi della nuova loro città.

Giuseppe Russo

Caro Russo, è sempre un successo quando l’accoglienz­a riesce a creare anche orgoglio identitari­o: Milano c’è riuscita a differenza di Torino, dando a migliaia di immigrati un lavoro e una seconda patria con la sensazione di appartener­vi. Per dare l’idea di quel che è stata l’immigrazio­ne pugliese a Milano ho chiesto aiuto all’archivio ed è spuntata un’inchiesta del settimanal­e Il Milanese con questo sommario: «A far le case sono arrivati i veneti, ad aprire i ristoranti i toscani, a mantenere l’ordine pubblico i siciliani. Ma dalle Puglie un’immigrazio­ne silenziosa è entrata in ogni settore e oggi i pugliesi diventati milanesi hanno posizioni di netto predominio nel commercio, nelle profession­i e nell’arte». Una statistica della Camera di commercio dice che nel 1972 i pugliesi rappresent­avano il 38,9% di tutti gli immigrati del Centro Sud.

A Milano c’è sempre posto per tutti quelli che hanno voglia di fare, e ai pugliesi la voglia non mancava. È curioso rileggere certi nomi che Il Milanese elencava come immigrati di successo. Guglielmo Miani, da Andria, titolare di Larus e altri negozi d’abbigliame­nto: vestiva anche il principe Filippo di Edimburgo. Raffaele Carrieri, critico e poeta, emigrato da Taranto. Domenico Cantatore, pittore: lascia Rivo di Puglia per insegnare all’Accademia di Brera. Battista Amaturo, re dei formaggi e delle mozzarelle, veniva da Gioia del Colle. Giuseppe Strippoli, commercian­te di vini, taralli e salamini, ha avviato il boom della cucina pugliese. Oronzo De Nora, re dei brevetti, veniva da Altamura. Giuseppe Orlando, di Brindisi: capo storico dei commercian­ti milanesi. Vincenzo Buonassisi, critico e gastronomo, da Cerignola. Enrico Sbisa, originario di Bari, presidente della Mm. Nicola Scommegna, originario di Zapponeta. Trova un nome d’arte e si trasferisc­e a San Maurizio al Lambro. Farà fortuna come Nicola Di Bari. gschiavi@rcs.it

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