Corriere della Sera (Milano)

«Ho visto il buio Poi il coltello e la mia mano insanguina­ta»

- Pierpaolo Lio

Il «buio». Poi la vista della sua mano insanguina­ta che impugna un coltello. E, davanti, lo zio, agonizzant­e. «Hai visto a cosa mi hai portato». È l’ultima frase che Antonio Iannetti (sopra, a sinistra nella foto) rivolge nella notte tra il 25 e il 26 marzo a Roberto Parisi (a destra), dopo che in quegli attimi che l’assassino definisce di «buio» ha inferto otto coltellate al familiare. Durante i due interrogat­ori, con il pm Bianca Baj Macario e con il gip Tommaso Perna, il 29enne spiega che ad alimentare le frizioni con la vittima 41enne c’era la relazione avviata dallo zio con la ex di Iannetti, ma anche dissapori legati al periodo di lavoro insieme come serramenti­sti. Iannetti avrebbe ricevuto lamentele da parte di clienti «che avevano dato acconti a mio zio ma non avevano avuto la prestazion­e richiesta». In realtà, stando a una querela presentata dalla vittima a inizio anno, e poi rimessa, ad alimentare l’astio del nipote era la sua relazione con l’ex del 29enne, tanto che «fin dall’inizio Antonio mi ha sempre minacciato e accusato perché non ha mai accettato la mia frequentaz­ione con la sua ex compagna». Il giorno dell’omicidio, i due si sarebbero scambiati messaggi di insulti e minacce, fino a darsi appuntamen­to a Cesano Boscone, dove Iannetti viveva. «Lui è arrivato e mi ha chiesto di salire sulla sua auto — è la versione dell’omicida — ma io gli ho detto di scendere e ci siamo messi a discutere e urlare per strada. Io gli ho detto che ero arrabbiato», perché a suo dire lo zio gli avrebbe messo contro la ex e la figlia avuta con la donna. «A un certo punto ha fatto per rientrare in macchina. Gli ho detto di non andarsene. Lui si è voltato e mi ha dato un pugno. Io ho reagito». Sono gli ultimi attimi di vita di Roberto Parisi. Infatti, «dopo che abbiamo iniziato a colpirci, io mi sono ricordato che avevo il coltello e l’ho tirato fuori per difendermi», prosegue Iannetti: «Ho visto tutto buio. Mi sono ripreso e avevo il coltello nella mia mano destra che era insanguina­ta». Il gip nell’ordinanza con cui ha convalidat­o il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per Iannetti non ha riconosciu­to l’aggravante dei «futili motivi collegati alla gelosia».

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