SERVE DAVVERO UN GRATTACIELO PER IL FUTURO DELLA REGIONE?
Caro Schiavi, mi risulta che molti grattacieli di Milano si stiano svuotando con una consistente riduzione di personale e anche per l’applicazione estesa dello smart working. Detto in parole povere, il lavoro a domicilio comporta un sottoutilizzo delle mega strutture costruite tra gli anni ’90 e oggi, tanto che le presenze dei dipendenti in sede avvengono a turno, con prenotazione della scrivania o dell’ufficio. Un caso anomalo mi sembra quello della Regione Lombardia che ha affittato fino al 31 dicembre 2030 degli uffici nella Torre B dell’Unicredit: 2,4 milioni all’anno per Finlombarda e 5,9 milioni annui per Aria. Questo perché si prepara il terzo palazzo Lombardia. Ma di questi tempi la Regione ha davvero bisogno del terzo grattacielo?
Paolo Casimirri
Caro Casimirri, la velocità dei cambiamenti contagia stili di vita, spazi urbani, dinamiche del lavoro. Milano sta sperimentando tutto questo: i grattacieli hanno segnato lo skyline e il nuovo corso dal Lorenteggio a City Life a Garibaldi-Repubblica, ma le trasformazioni urbane hanno significato anche trasformazioni di vita per i suoi abitanti. C’è chi ne ha beneficiato, chi ne è rimasto escluso e chi ha scoperto nuovi modelli di convivenza tra casa e lavoro. Il Covid ha dato una patente al lavoro a domicilio e imposto una riflessione sulla Milano che sale (in alto) con il gigantismo e l’accresciuta dimensione urbana. Chi progetta la città del futuro, cioè la politica, dovrà tener conto dello smart working nelle giuste misure, e definire quel che è buono e utile per chi vive a Milano, tralasciando quel che è inutile o spreco. Una frase nell’intervista di Venanzio Postigione al costruttore Manfredi Catella sul Corriere di ieri sembra indicare questo: «…Più connessioni invece che più abitazioni». Vuol dire più linee di trasporto veloci, agili, sostenibili e meno cemento e consumo di suolo. E che il faraonismo dei grattacieli sta per arrivare al capolinea e che l’insegnamento di un grande architetto come Aldo Rossi («…Se consideriamo la città come un manufatto tutto quel che si accumula è progresso, ma la città fatta di persone vive non è un manufatto») ha ancora valore. E siamo alla Regione Lombardia e all’ipotizzato terzo grattacielo, il “Palazzo Sistema”, previo abbattimento degli edifici attuali di via Pola e Taramelli. Contraddice ogni discorso precedente. Cui prodest? Se questo è il via per l’autonomia differenziata, non sembra una bella partenza.