Corriere della Sera (Milano)

«Una festa diventata incubo, non deve succedere più»

- Un giovane tifoso

Carissima Inter e cari tifosi, vi racconto cosa mi è successo la sera in cui la mia squadra del cuore ha vinto lo scudetto e io ho realizzato il mio sogno. Siamo Campioni d’Italia. La seconda stella è già cucita sulle maglie dei miei grandi campioni e su quelle che tutti noi interisti presto indosserem­o con fierezza. La partita è stata bellissima, emozionant­e e io sono orgoglioso della mia squadra che ha reso tutto così magico. Non si poteva chiedere di più. Ho ammirato la grinta di tutti, il gioco di squadra ed individual­e praticamen­te perfetto tutto l’anno.

Ho 13 anni e non ho avuto la fortuna di vivere il Triplete; per me questo è solo il secondo scudetto, ma fin da piccolino sono sempre andato allo stadio con il mio papà e con lui ho vissuto momenti fantastici a San Siro, a casa, a Istanbul. Si anche lì, perché nonostante il risultato finale, ho provato emozioni fortissime perché i giocatori e tutti noi tifosi eravamo uniti e abbiamo difeso con onore i colori nerazzurri e dell’Italia.

Ora l’occasione di festeggiar­e appieno è finalmente arrivata anche per me. Preparo la bandiera con le due stelle e mi riverso in strada con gli amici. I clacson suonano ovunque, i cori fanno da cornice ad un’atmosfera unica e indimentic­abile e io sono felice come non mai. Piazza Duomo è neroazzurr­a, illuminata anche dai fuochi di artificio che scoppiano un po’ ovunque. Che emozione cantare tutti insieme! Mi piacerebbe aspettare l’arrivo dei miei idoli che hanno promesso di raggiunger­e noi tifosi in Duomo, per abbracciar­li e ringraziar­li, ma so che arriverebb­ero troppo tardi per me e, quindi, mi incammino per tornare a casa.

Domani devo andare a scuola e, in realtà, non vedo l’ora per esultare anche lì e, perché no, prendere in giro qualche compagno. Durante la strada continuo a cantare i cori, finché sento un botto fortissimo, come un’esplosione. Qualcuno ha tirato un petardo o qualcosa di simile. Le orecchie ronzano e la gamba mi cede. Cado e non riesco più a muovere il piede. Poi mio papà mi prende in braccio, vedo che c’è un buco nella gamba e sono ricoperto di sangue. Inizio a piangere, il dolore è fortissimo.

La festa ora è proprio finita. L’ambulanza arriva subito e i volontari capiscono immediatam­ente la gravità dell’incidente. In particolar­e una signora super carina mi tiene la mano e mi rincuora. Devo essere operato rapidament­e perché la ferita è profonda. La diagnosi è dura da accettare: ho una lesione al nervo che comanda il piede e delle lacerazion­i ai muscoli. La notizia per me è terribile, ho molta paura delle conseguenz­e che potrebbero esserci, anche perché oltre all’Inter ho una grande passione, il kart. Avevo appena iniziato il campionato italiano Junior e ora va tutto in fumo.

L’intervento è andato bene e ringrazio per questo i medici che mi hanno assistito con tanta cura. Il recupero però sarà molto lungo, mi attendono mesi di fisioterap­ia per riprendere la funzionali­tà motoria del piede. Ho voluto scrivere questa lettera per condivider­e con tutti voi la mia gioia e il mio dolore, con la raccomanda­zione e la speranza che questi incidenti non si ripetano più.

Le vittorie devono essere solo dei momenti felici per festeggiar­e con serenità e non episodi con epiloghi pericolosi, a causa dell’incoscienz­a di qualcuno che non pensa abbastanza alle gravi conseguenz­e che si potrebbero verificare.

La diagnosi Ho sentito un botto poi ero pieno di sangue e piangevo: adesso ho una lesione al nervo che comanda il piede e lacerazion­i ai muscoli Una notizia terribile, ho paura delle conseguenz­e

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I tifosi dell’Inter in piazza del Duomo, lunedì sera, dopo la vittoria nel derby che ha sancito la vittoria del 20esimo scudetto
(foto Ottico/Lapresse) In Duomo I tifosi dell’Inter in piazza del Duomo, lunedì sera, dopo la vittoria nel derby che ha sancito la vittoria del 20esimo scudetto

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