«Costretti alle dimissioni» Rivolta nei Municipi per il blocco degli stipendi
Appello al Comune. Decentramento: assunzioni o attività ferme
Una lettera al Comune per chiedere «un impegno forte, serio, deciso, per dipanare questo pasticciaccio normativo nel più breve tempo possibile». A inviarla, nei giorni scorsi, sono stati i consiglieri di tutti i partiti che siedono nel Municipio 9. Il «pasticciaccio normativo» cui fanno riferimento è duplice: da un lato, c’è il blocco degli stipendi di cui ha parlato il Corriere e che colpisce tutti i nove presidenti dei parlamentini distaccati e i 27 assessori municipali per effetto di un articolo inserito nella legge elettorale 38 del 2024 entrata in vigore a fine marzo. Uno stop alle «indennità» che «causerà inevitabilmente le dimissioni di molti amministratori e amministratrici capaci e appassionati così come l’impossibilità di sostituirli con persone che non siano ricchi ereditieri» con la conseguenza che possa portare «in alcuni casi il ritorno alle urne». Ora si attende un decreto del Viminale che dovrà arrivare entro la fine di maggio.
Dall’altro lato, a preoccupare i consiglieri municipali c’è la «mobilitazione sindacale di sospensione degli straordinari indetta esclusivamente nel settore comunale da cui dipende il decentramento, che ha impedito e impedirà ancora per le prossime settimane il normale svolgimento delle attività dei Municipi». In sostanza, da tre settimane e fino almeno al 16 maggio, non sarà revocato lo stop ai consigli municipali e alle commissioni: attività bloccata fino a che non saranno fatte le assunzioni di cui necessita l’apparato amministrativo.
Una situazione che, appunto, «preoccupa» in modo bipartisan i consiglieri che, pur non imputando in modo diretto al Comune le colpe, ne chiedono l’intervento: «Chiediamo al Comune, sia alla parte politica che a quella amministrativa un impegno forte, serio, deciso, per dipanare questo pasticciaccio normativo nel più breve tempo possibile. È inimmaginabile, e la cosa vale ovviamente per qualsiasi lavoratore e lavoratrice, che si resti senza retribuzione per mesi e all’improvviso».
Il vulnus della questione è il peso che i Municipi hanno: «Sappiamo bene — scrivono nella lettera — che all’interno della struttura amministrativa e politica ci sia chi mal sopporta il decentramento e lo viva come un fastidio necessario. Sbagliando. Perché la prossimità verso le istituzioni e in una città articolata e plurale come Milano, specialmente in un’ottica di Città Metropolitana, è fondamentale. È l’indispensabile raccordo fra esigenze dei cittadini e governo centrale, la frontiera dell’amministrazione per quel che riguarda le tante questioni che fanno la differenza per un cittadino».
Per queste ragioni «serve uno scatto d’orgoglio, risolvendo tempestivamente la questione delle indennità e trovando un accordo sindacale che garantisca un sereno rapporto con i lavoratori e le lavoratrici, attivando ogni soluzione possibile e coinvolgendo se necessario nuove professionalità presenti all’interno dell’amministrazione comunale».
Le conseguenze Senza indennità difficile sostituire chi se ne andrà. Rischio di ritorno alle urne
Dal Municipio 9 lanciano quindi un grido d’allarme perché «siamo al punto più basso del decentramento», ma auspicano anche di «lavorare tutti insieme per risalire, consapevoli che a tutti noi sta a cuore esclusivamente Milano e ciascun suo quartiere e cittadino. Vogliamo continuare a poter contribuire a migliorare concretamente il presente e il futuro della città in una fase in cui le disuguaglianze e le trasformazioni hanno bisogno di essere governati, anzi curati, da vicino e con rinnovato impegno».