«La musica antica traghetta la modernità verso il futuro»
I 10 anni dell’Accademia che fa scoprire repertori e compositori inconsueti
Premi per giovani compositori, concerti, convegni, percorsi letterari e spettacoli cinematografici e teatrali, tutti gratuiti, che si tengono in luoghi storici della città. «È una filantropia musicale che alimentiamo da dieci anni con tutto l’impegno di cui siamo capaci». Sorride Giovanni Iudica, professore emerito dell’università Bocconi di cui è stato, fin dalla fondazione, direttore della Scuola di giurisprudenza, oltre che docente di Diritto civile alla Luiss di Roma. Grande studioso, titolare dell’omonimo studio legale, autore di saggi e romanzi, Iudica ha la passione per la musica: nel 2014 ha fondato AmaMI, Accademia della musica antica di Milano, associazione senza fine di lucro che scopre repertori e compositori inconsueti e poco noti, fuori dai normali circuiti culturali, promuovendoli in modo che si combinino con la letteratura, il cinema, il teatro e che siano a disposizione della cittadinanza a costo zero.
Per festeggiare i dieci anni dell’Accademia e il pubblico trasversale, Iudica ha organizzato un fitto palinsesto che parte il 17 maggio con il concerto dell’ensemble La Venexiana, fondato nel 1997 da
Claudio Cavina e oggi diretto da Gabriele Palomba, segnato da premi e riconoscimenti in tutta Europa. Questo primo evento si terrà alla sala delle Colonne del Museo della Scienza e della Tecnologia e l’ultimo si terrà a dicembre nella sala Barozzi dell’Istituto dei Ciechi di via Vivaio. «Ho anche una idea grandiosa in cantiere e confido si riesca a realizzare — accenna scaramantico —. Rappresentare al Piccolo un’opera-ballet sul
Mahabharata, che è uno dei testi religiosi e filosofici più importanti dell’induismo». Uno dei punti forti dell’Accademia, dove i volontari sono organizzati in un Comitato artistico e un direttivo, «è il focus su la musica antica da cui quella moderna e contemporanea possono trarre alimento e ispirazione — spiega ancora
nd il professore —. Parliamo di arie sconosciute ed estremamente vitali per il mondo in cui siamo calati oggi». Riavvolge il nastro Iudica, per spiegare come è nato tutto: «Nel 1973 ho scritto il mio libro su Carlo Gesualdo da Venosa, compositore membro della nobiltà del Regno di Napoli del tardo Rinascimento, all’epoca noto per la sua storia tormentata e tenebrosa culminata con l’omicidio ai danni della moglie e dell’amante — racconta —. Nel 1995, ispirato dal romanzo, Werner Herzog diresse un documentario biografico (“Gesualdo – Morte per cinque voci”, ndr)». Al personaggio Iudica finì per affezionarsi «tanto che nel 2013, a quattrocento anni dalla sua morte, volevo celebrarlo anche qui al Nord visto che sua mamma era Geronima Borromeo, lo zio Carlo arcivescovo di Milano e il cugino il cardinal Federigo dei Promessi
sposi ...».
Trovare i fondi non fu facile ma quel primo festival, concluso al Piccolo teatro studio, ebbe un tale successo che l’anno dopo fondò l’Accademia, oggi agevolata dai sostenitori Fondazione Cariplo, Fondazione Banca del Monte, il gruppo San Donato e Edison e dagli sponsor Ac group, studio Marchetti e M&Mora associati. «All’epoca inscenammo anche un processo a Gesualdo dove Sergio Escobar, allora direttore del Piccolo, recitò una sorta di arringa a suo favore: “Se lo condannate (per l’omicidio), condannerete anche l’umanità perché non avrà i suoi capolavori scritti dopo il delitto”. In fondo è lo spirito dell’Accademia: “Conoscere qualcosa di antico per traghettarne la modernità verso il futuro”».
Gli intrecci Stiamo parlando di arie sconosciute e vitali per il mondo in cui siamo calati al giorno d’oggi