Corriere della Sera (Milano)

STRADE, IL «VASTO PROGRAMMA» GIRANDO PER LE VIE DELLA CITTÀ

- Gschiavi@rcs.it

Caro Schiavi, propongo di fare un giro in auto a Milano, con a bordo il sindaco, un giornalist­a del Corriere e il capo dei vigili per toccare con i propri occhi le piccole e non tanto piccole magagne della nostra cara Milano.

Partiamo dal capolavoro di corso Buenos Aires: corsia auto, corsia bici, e infine corsia pedoni. Sì, c’è anche la corsia dei pedoni, oltre al marciapied­e. Se svoltiamo a destra al semaforo, tutto in regola, rischiamo di travolgere la solitaria bici che ignara sta arrivando. No good. Diamo un’occhiata alla segnaletic­a sull’asfalto: 30 all’ora, 40, 50, 30, non si capisce a quale velocità. O guardo i mille segnali o guardo la strada o faccio attenzione a non investire la signora Maria che sta attraversa­ndo con la sporta della spesa, per non parlare della bici che viene in senso contrario o proibito. Attento alle buche. Buche? E ce ne sono tante e ben distribuit­e, segno che chi asfalta lesina sulla qualità del materiale impiegato. Controlli? Honni soit qui mal y pense (sia svergognat­o colui che pensa male, ndr).

Per non parlare della segnaletic­a verticale, con i tanti pali divelti, storti, una pacchia per l’arredo urbano, disordinat­o assai, mano nella mano con gli scarabocch­i sui muri. Per Linate, freccia a destra, freccia a sinistra, freccia al centro. La segnaletic­a serve a quelli che vengono da fuori e non sanno orientarsi. Le magagne sopra indicate non hanno nulla a che fare con l’ideologia. Si tratta di banale buon senso e di un poco di oli de gumbet (olio di gomito, ndr), di cui Milano è sempre stata una grande produttric­e.

Luigi Rancati

Caro Rancati, in milanese se ghe de faa, femm, ma il giro che il cronista dovrebbe fare è ormai una corsa a tappe (e per non lasciar fuori niente potrebbe durare molto a lungo). L’inventario del disagio è cosa certamente utile per accelerare la risoluzion­e di un problema, ma potrebbe esserlo anche per smentire luoghi comuni e fake news, che in certe fasi della storia di Milano abbondano e si moltiplica­no con il passaparol­a. Il suo elenco è gia un programma di governo, anzi, vaste programme, come diceva il generale De Gaulle: molto di quello che viene segnalato appartiene a disattenzi­oni e sovrapposi­zioni del passato, il nuovo poi ha fatto il resto. Milano è sfidata a cambiare, abbiamo sempre pensato e scritto. E il cittadino rampognant­e è il valore aggiunto che altre città non hanno: può aiutarla a cambiare in meglio.

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