Corriere della Sera (Milano)

I DUE VOLTI DI UNA CITTÀ SPECIALE

- Di Isabella Bossi Fedrigotti

Il lettore L.R. (critico d’arte? Esperto di pittura moderna? Semplice appassiona­to di cose belle?) scrive: «Fila interminab­ile per Cezanne-Manet. Ne podi pù di questi Impression­isti. Ecco, la mostra di De Nittis cade a fagiolo. Niente coda. Via dalla pazza folla. Caro agli dei, morì a 38 anni improvvisa­mente. Chissà quanti quadri c’erano ancora nel suo pennello. Grazie alla mogliettin­a francese entrò nel gran giro – il pittore dell’eleganza nei salotti dell’aristocraz­ia. Mi ha colpito il ritratto di Edmond de Goncourt. Magnifico il quadro con la gentile signora in crinoline e parasole in mezzo ai papaveri. Splendido il quadro di Léontine De Nittis. Pranzo a Posillipo, La Madeleine, place des Pyramides, Piccadilly, Parigi sotto la neve che mi ricorda il milanese Mosè Bianchi …De Nittis nasce a Barletta, si trasferisc­e a Napoli dove impara a dipingere, scappa a Parigi, sposa una francese, vi si stabilisce “plus parisien que tous les parisiens” e ci regala tanti bei quadri. Milano, i danée, le belle mostre, la joie de vivre. E l’insicurezz­a della sciura Erminia che ha paura a uscire di casa per andare a prendere la pensione». Finalmente un «alto» dopo, purtroppo, un gran numero di «bassi». Con una sterzata in coda che ci fa riflettere: è la regola di tutte le importanti, attraenti, ricche grandi città di avere due facce come Milano, una chiara — predominan­te — e una, invece, scura? Forse sì, ma forse anche no, ed è piuttosto questa l’impression­e che si ha quando si visitano metropoli come, ad esempio, Francofort­e, Madrid o Vienna. Ovvio che neppure lì la malavita è assente, ma c’è una rete di controlli che nella nostra città sembra molto bucata. Per cui, tanto per dire, i ragazzini devono guardarsi dai loro coetanei riuniti in baby gang che menano e rapinano, e gli anziani sono le vittime preferite di ladri, imbroglion­i e scippatori. Tornando alla bella mostra a Palazzo Reale, proprio di fronte a De Nittis c’è quella dedicata agli abiti — straordina­ri, affascinan­ti, come usciti da una fiaba— di Dolce e Gabbana. Magari i critici veri nemmeno la vanno a vedere, consideran­dola una fiera del kitsch, ma chi critico non è ha la sensazione di entrare in una irreale, emozionant­e galleria delle meraviglie.

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