La scuola dei Gesuiti festeggia i 130 anni «Finestra sul mondo»
Il modello del Leone XIII fra tutor e rete internazionale
Un presidente del consiglio: Mario Monti. Un artista di fama internazionale, Piero Manzoni. Il premio Oscar Gabriele Salvatores e il fondatore di Esselunga Bernardo Caprotti. L’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, l’ex presidente dell’Inter Massimo Moratti, il designer Gerolamo Etro e un giovane sulla via della santità, Carlo Acutis. Cosa accomuna personalità così diverse ? L’aver studiato sugli stessi banchi: quelli del Leone XIII, il Collegio dei gesuiti che celebra in questi giorni i 130 anni di fondazione. Giovedì, circa 2 mila persone, studenti ed ex alunni, ex insegnanti, affolleranno il campus di via Papa Leone XIII per una giornata di festa. Si partì con 18 alunni, nel 1893, nell’allora «istituto privato maschile» con sede in corso di Porta Nuova 7, nato da un’idea di padre Luis Martin «pel Giubileo episcopale di papa Leone XIII». Da allora, le sue vicende s’intrecciano alla storia di Milano e d’Italia. Destinato a ospedale militare durante la Grande Guerra, fu distrutto dai bombardamenti nel 1943. Nel 1950 aprì la prima ala del campus odierno, vasto 30 mila metri quadrati, che comprende la scuola, la chiesa il teatro un grande centro sportivo.
),e Le prime ragazze furono ammesse nel 1983. Oggi gli alunni sono 1500, dai 3 ai 18 anni, in costante crescita. Tra loro anche studenti internazionali e di fede non cattolica. Le rette si aggirano sugli 8-9 mila euro l’anno. Un anno fa ha aperto la scuola dell’infanzia, a completare l’offerta formativa che già comprendeva primarie, medie e liceo classico, scientifico e sportivo.
«Il Leone è come una porta sul resto del mondo. Siamo in rete con i collegi dei gesuiti, che sono più di 800, e questo permette ai nostri studenti di partecipare a scambi coi compagni che vivono in altri continenti. Si incontra così la vera diversità, non solo quella interna al mondo occidentale» racconta il direttore generale, Vincenzo Sibillo. Formare studenti eccellenti, ma, prima di tutto, «agenti di cambiamento» è l’obiettivo, ispirato alla pedagogia di Ignazio di Loyola. Come si fa? «Attraverso l’attenzione alla singola persona, ai suoi doni. Ogni alunno è seguito da un tutor. Ed è sempre aperto il dialogo tra alunni e docenti» spiega padre Alessandro Viano, responsabile della pastorale nei collegi dei gesuiti.
Nel curriculum di studi il potenziamento dell’inglese: dalla materna bilingue alle superiori. Numerosi i progetti: musical, scienze, ma anche volontariato e spiritualità. Come il progetto Kairòs per i diciassettenni. «Li aiutiamo a recuperare la conoscenza di se stessi e la relazione con il sé, i propri ideali. Ma anche a riconciliarsi con la propria famiglia, con gli altri. E a ritrovare sostanza in quella relazione con Dio che hanno un p0’ annacquato nell’adolescenza» aggiunge padre Viano. Nella scuola vive una comunità di quattro gesuiti. Tra gli ex alunni del Leone anche padre Eraldo Cacchione che opera tra i rom a Scampia.
Grande l’attenzione alla socialità: la scuola è aperta nel pomeriggio con le sue sale studio, per la libera aggregazione. Il prossimo futuro vede avvicinarsi un rinnovamento, negli spazi e nella didattica. «Vi sarà una maggiore osmosi con la città. La formazione permanente è una delle nostre mission. Oggi ogni tipo di informazione si trova all’istante, sul web. Ma sapere come leggerle, che senso dare, a questo deve aiutare una scuola » conclude il direttore.
Storia e futuro
«Ci sarà una maggiore osmosi con la città. Una mission la formazione permanente»