LA CHIAREZZA SULL’URBANISTICA CHE VA CHIESTA AI MAGISTRATI
Caro Schiavi, ho letto del rischio che salti il restyling di piazzale Loreto a causa dei dubbi sull’interpretazione delle leggi urbanistiche avanzati dalla Procura. Sarebbe un peccato. Non capisco la posizione del sindaco Sala. Mi sembra che dia per acquisita l’inefficienza del Tribunale di Milano. Infatti il sindaco chiede che si faccia chiarezza sulle norme, ma a chi lo chiede ? Al Governo e al Parlamento, ma per l’interpretazione delle leggi c’è la Magistratura. Sala dovrebbe invece chiedere che quanto ipotizzato dalla Procura venga con estrema celerità giudicato da un Tribunale. Visti i danni che l’incertezza normativa sta causando a Milano (che tra l’altro è il traino economico dell’Italia) come indicato dall’assessore Tancredi, il Comune dovrebbe insistere che entro uno o due mesi ci sia una sentenza chiarificatrice. Non è necessario fare ulteriori indagini visto che, forse inaspettatamente per molti, non sono stati mai trovati indizi di corruzione o tangenti. La questione è solo di interpretazioni della legge: quella della Procura da una parte e quella del Comune dall’altra.
Perché non è possibile accorciare i tempi biblici del sistema giudiziario? Nell’occasione la Magistratura potrebbe individuare delle procedure virtuose capaci di abbreviare i tempi delle sentenze, scandalosamente lunghi. Al Governo e al Parlamento Sala , spronato dagli interventi della Procura, dovrebbe chiedere a voce alta, una nuova legge urbanistica, che risale al 1942. Ma si può vivere con regole così datate?
E ora che i cittadini richiedano a chi ha responsabilità di avere uno scatto di orgoglio, coraggio e fantasia. Forse questo caos potrebbe essere l’occasione per far fare un passo avanti importante all’Italia, che migliorerebbe in un colpo solo qualità di vita urbana e amministrazione della Giustizia, nello spirito della Costituzione che prevede tra l’altro la separazione dei poteri.
Federico Sassoli de Bianchi
Caro Sassoli, da fondatore di Civicum fa bene a sollecitare più chiarezza nel garbuglio di leggi che regolano l’urbanistica (non solo milanese). Credo che il sindaco abbia un ufficio legale ed esperti consulenti in grado di consigliarlo, ma il suo suggerimento punta a far diventare il caso un caso pilota: lungaggini e incertezza non fanno bene a nessuno, tanto meno a Milano. Per noi cittadini quel che non è chiaro è questo: si può sostituire una palazzina di tre piani con un grattacielo di 20, chiamandola ristrutturazione?