LA TENDOPOLI NEL DESERTO
L’idea di un Giubileo che costi poco alla collettività appare in perfetta linea con le condizioni economiche generali del Paese ma anche con lo spirito della convocazione di papa Francesco. E sarebbe impensabile riversare tutte le energie finanziarie del Campidoglio sull’operazione Giubileo sottraendole ai servizi essenziali. Quindi anche l’idea di organizzare tre tendopoli, anziché progettare ostelli magari destinati a non essere finiti, sulla carta appare razionale. Il problema, com’è sempre in questi casi, sarà passare dalle parole ai fatti. Ovvero progettare strutture che garantiscano un’accoglienza degna di una grande Capitale europea: non possiamo offrire ostelli, che almeno le tendopoli siano organizzate, igienicamente attrezzate, ben collegate al centro. E sicure. Forse proprio questo è il punto più complicato. Le tre zone individuate sono Ostiense, una nel quadrante Nord della città e una terza in zona Tiburtina- Pietralata. E qui cominciano i dubbi. Chiunque abbia frequentato la stazione Tiburtina la sera sa bene quanto la percezione della sicurezza (e il paragone parla da solo) sia ben diversa rispetto allo scalo di Termini. Basta allontanarsi di qualche centinaio di metri a piedi per inoltrarsi in un territorio complicato. Assai poco urbanizzato, questo è certo. Insicuro? Anche, come lo sono molte aree periferiche della città. La questione, tutta da verificare, è se l’area che verrà individuata per la tendopoli risponderà alle esigenze elencate poco fa: accoglienza, pulizia, collegamenti con il centro storico. E la sicurezza. Una questione di continua e drammatica attualità per Roma. Non dimentichiamoci che, nel lontano 2008, Gianni Alemanno venne eletto sindaco di Roma proprio cavalcando il tema della sicurezza sociale, dopo l’omicidio di Giovanna Reggiani avvenuto nei pressi della stazione di Tor Di Quinto il 30 ottobre 2007. Sappiamo ormai tutti molto bene quale idea di fondo abbia il sindaco Ignazio Marino sul ruolo dell’informazione, in particolare quella cartacea adatta — a suo dire — a molteplici scopi. Ma forse, una volta tanto, varrà la pena di riflettere per evitare che queste tendopoli vengano erette su aree troppo isolate, fatalmente esposte a rischi di ogni tipo. Non è catastrofismo, è una banale osservazione di una realtà complessa. Sarà interesse di tutte le parti in causa (Comune di Roma, Vaticano, prefettura e Viminale) far sì che quei 1500 posti immaginati per le tre tendopoli non si trasformino nel simbolo di una Roma disorganizzata, inattendibile. E insicura.