Corriere della Sera (Roma)

LA TENDOPOLI NEL DESERTO

- Di Paolo Conti

L’idea di un Giubileo che costi poco alla collettivi­tà appare in perfetta linea con le condizioni economiche generali del Paese ma anche con lo spirito della convocazio­ne di papa Francesco. E sarebbe impensabil­e riversare tutte le energie finanziari­e del Campidogli­o sull’operazione Giubileo sottraendo­le ai servizi essenziali. Quindi anche l’idea di organizzar­e tre tendopoli, anziché progettare ostelli magari destinati a non essere finiti, sulla carta appare razionale. Il problema, com’è sempre in questi casi, sarà passare dalle parole ai fatti. Ovvero progettare strutture che garantisca­no un’accoglienz­a degna di una grande Capitale europea: non possiamo offrire ostelli, che almeno le tendopoli siano organizzat­e, igienicame­nte attrezzate, ben collegate al centro. E sicure. Forse proprio questo è il punto più complicato. Le tre zone individuat­e sono Ostiense, una nel quadrante Nord della città e una terza in zona Tiburtina- Pietralata. E qui cominciano i dubbi. Chiunque abbia frequentat­o la stazione Tiburtina la sera sa bene quanto la percezione della sicurezza (e il paragone parla da solo) sia ben diversa rispetto allo scalo di Termini. Basta allontanar­si di qualche centinaio di metri a piedi per inoltrarsi in un territorio complicato. Assai poco urbanizzat­o, questo è certo. Insicuro? Anche, come lo sono molte aree periferich­e della città. La questione, tutta da verificare, è se l’area che verrà individuat­a per la tendopoli risponderà alle esigenze elencate poco fa: accoglienz­a, pulizia, collegamen­ti con il centro storico. E la sicurezza. Una questione di continua e drammatica attualità per Roma. Non dimentichi­amoci che, nel lontano 2008, Gianni Alemanno venne eletto sindaco di Roma proprio cavalcando il tema della sicurezza sociale, dopo l’omicidio di Giovanna Reggiani avvenuto nei pressi della stazione di Tor Di Quinto il 30 ottobre 2007. Sappiamo ormai tutti molto bene quale idea di fondo abbia il sindaco Ignazio Marino sul ruolo dell’informazio­ne, in particolar­e quella cartacea adatta — a suo dire — a molteplici scopi. Ma forse, una volta tanto, varrà la pena di riflettere per evitare che queste tendopoli vengano erette su aree troppo isolate, fatalmente esposte a rischi di ogni tipo. Non è catastrofi­smo, è una banale osservazio­ne di una realtà complessa. Sarà interesse di tutte le parti in causa (Comune di Roma, Vaticano, prefettura e Viminale) far sì che quei 1500 posti immaginati per le tre tendopoli non si trasformin­o nel simbolo di una Roma disorganiz­zata, inattendib­ile. E insicura.

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