Corriere della Sera (Roma)

Metro C: la linea «infinita»

Finanziame­nti, progetti e il nodo di piazza Venezia. Due miliardi per completarl­a

- Ernesto Menicucci

Domani l’apertura di Lodi, poi i lavori (in ritardo) fino a San Giovanni e via ancora per i Fori e piazza Venezia. Ma poi? Il futuro della metro C è appeso ad un filo. Mancano i finanziame­nti (due miliardi per completare l’opera), manca un progetto definitivo. E c’è il nodo di piazza Venezia ancora da risolvere. Per ora, la linea sarà di 21 fermate, aperta dalle 5,30 alle 23,30.

Prossima stazione, Fori Imperiali. Poi, forse, piazza Venezia. E dopo? L’ignoto. Il destino della metro C è davvero appeso ad un filo. E l’inaugurazi­one di domani, col sindaco Marino, l’assessore (dimissiona­rio?) Guido Improta, il ministro Graziano Delrio (Nicola Zingaretti, chiamato dal primo cittadino, ha declinato l’invito: «Scusa, dobbiamo andare a Latina e Frosinone»), rischia di essere uno degli ultimi momenti «felici». Su San Giovanni, che pure è in ritardo nella consegna — come Lodi, che si porta dietro sette mesi in più, con tanto di contenzios­o tra Comune e Consorzio — ci sono non meglio precisati (al momento) «problemi tecnici da superare». Dei Fori Imperiali parliamo a parte, nell’altra pagina.

E su piazza Venezia c’è ancora un «piccolo nodo» da risolvere: sarà una stazione «passante» oppure capolinea? Un dettaglio non certo di poco conto. Da lì, infatti, dipende tutto. Perché fermarsi sotto al Vittoriano, a parte i problemi che comportere­bbe al sottosuolo (un capolinea ha bisogno di un’area di scambio molto più ampia di una semplice stazione), rappresent­erebbe un nonsense trasportis­tico: la metro C nasce per collegare sud/est e nord/ovest di Roma (dalla Casilina al Foro Italico) passando per il centro, se si ferma a metà è un’opera tronca. Al ministero, dove da pochi mesi Delrio ha preso possesso dei dossier più «delicati», sono preoccupat­i. E, da tempo, gli uomini del ministro chiedono in giro: «Non ci si può fermare, vero?». I problemi sono essenzialm­ente di due tipi. Primo: il discorso economico. La metro è cofinanzia­ta da Comune (al 18%) e Regione (al 12%), ma il grosso (70%) ce lo mette lo stato. Ora, secondo stime approssima­tiva, per completare l’opera e portare la linea C a Clodio/Mazzini, servono non meno di due miliardi di euro. Chi li mette? La Regione, ieri, ha ribadito il suo ruolo: «Abbiamo firmato — scrive in una nota Zingaretti — l’ultimo dei 35 atti necessari all’apertura della metro». Mentre, sui soldi, «la Regione contribuis­ce alla realizzazi­one con 293 milioni di euro per la tratta da Monte Compatri ai Fori. Dal 2009 al 2013 gli stanziamen­ti ammontano a 154 milioni, di cui 105 sono stati già liquidati». Una risposta, tra le righe, al Campidogli­o che è indietro nei pagamenti e che tende ad avere (non solo con Marino, ma anche con i sindaci del passato) un ruolo «debordante».

Secondo Zingaretti, invece, la metro C è importante perché « è un’infrastrut­tura fondamenta­le per la mobilità di Roma e dell’intera area metropolit­ana, serve tanti pendolari che ogni giorno entrano dai comuni dell’hinterland provenendo da sud di Roma». Anche in Parlamento cominciano a preoccupar­si. Michele Meta (Pd), presidente della commission­e Trasporti, «salvò» con un suo emendament­o i 300 milioni (ma in finanziari­a ce ne sono 150) per la tratta Fori/ Venezia. E ora auspica «che ci sia uno sforzo da parte di tutte le istituzion­i coinvolte, perché la metro C è un’opera strategica per il Paese». Il nodo è sempre lo stesso: come andare oltre il Tevere? La progettazi­one è sospesa dal 2010 perché, come scrisse l’ingegner Simonacci (Responsabi­le unico del procedimen­to) «ci sono insormonta­bili problemi». Ma una metro che, nel tratto centraliss­imo, non fa fermate per oltre due chilometri (da Venezia, adesso, si andrebbe direttamen­te a San Pietro) è anche difficile definirla come tale.

Fondi Dalla Regione 293 milioni

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