Metro C: la linea «infinita»
Finanziamenti, progetti e il nodo di piazza Venezia. Due miliardi per completarla
Domani l’apertura di Lodi, poi i lavori (in ritardo) fino a San Giovanni e via ancora per i Fori e piazza Venezia. Ma poi? Il futuro della metro C è appeso ad un filo. Mancano i finanziamenti (due miliardi per completare l’opera), manca un progetto definitivo. E c’è il nodo di piazza Venezia ancora da risolvere. Per ora, la linea sarà di 21 fermate, aperta dalle 5,30 alle 23,30.
Prossima stazione, Fori Imperiali. Poi, forse, piazza Venezia. E dopo? L’ignoto. Il destino della metro C è davvero appeso ad un filo. E l’inaugurazione di domani, col sindaco Marino, l’assessore (dimissionario?) Guido Improta, il ministro Graziano Delrio (Nicola Zingaretti, chiamato dal primo cittadino, ha declinato l’invito: «Scusa, dobbiamo andare a Latina e Frosinone»), rischia di essere uno degli ultimi momenti «felici». Su San Giovanni, che pure è in ritardo nella consegna — come Lodi, che si porta dietro sette mesi in più, con tanto di contenzioso tra Comune e Consorzio — ci sono non meglio precisati (al momento) «problemi tecnici da superare». Dei Fori Imperiali parliamo a parte, nell’altra pagina.
E su piazza Venezia c’è ancora un «piccolo nodo» da risolvere: sarà una stazione «passante» oppure capolinea? Un dettaglio non certo di poco conto. Da lì, infatti, dipende tutto. Perché fermarsi sotto al Vittoriano, a parte i problemi che comporterebbe al sottosuolo (un capolinea ha bisogno di un’area di scambio molto più ampia di una semplice stazione), rappresenterebbe un nonsense trasportistico: la metro C nasce per collegare sud/est e nord/ovest di Roma (dalla Casilina al Foro Italico) passando per il centro, se si ferma a metà è un’opera tronca. Al ministero, dove da pochi mesi Delrio ha preso possesso dei dossier più «delicati», sono preoccupati. E, da tempo, gli uomini del ministro chiedono in giro: «Non ci si può fermare, vero?». I problemi sono essenzialmente di due tipi. Primo: il discorso economico. La metro è cofinanziata da Comune (al 18%) e Regione (al 12%), ma il grosso (70%) ce lo mette lo stato. Ora, secondo stime approssimativa, per completare l’opera e portare la linea C a Clodio/Mazzini, servono non meno di due miliardi di euro. Chi li mette? La Regione, ieri, ha ribadito il suo ruolo: «Abbiamo firmato — scrive in una nota Zingaretti — l’ultimo dei 35 atti necessari all’apertura della metro». Mentre, sui soldi, «la Regione contribuisce alla realizzazione con 293 milioni di euro per la tratta da Monte Compatri ai Fori. Dal 2009 al 2013 gli stanziamenti ammontano a 154 milioni, di cui 105 sono stati già liquidati». Una risposta, tra le righe, al Campidoglio che è indietro nei pagamenti e che tende ad avere (non solo con Marino, ma anche con i sindaci del passato) un ruolo «debordante».
Secondo Zingaretti, invece, la metro C è importante perché « è un’infrastruttura fondamentale per la mobilità di Roma e dell’intera area metropolitana, serve tanti pendolari che ogni giorno entrano dai comuni dell’hinterland provenendo da sud di Roma». Anche in Parlamento cominciano a preoccuparsi. Michele Meta (Pd), presidente della commissione Trasporti, «salvò» con un suo emendamento i 300 milioni (ma in finanziaria ce ne sono 150) per la tratta Fori/ Venezia. E ora auspica «che ci sia uno sforzo da parte di tutte le istituzioni coinvolte, perché la metro C è un’opera strategica per il Paese». Il nodo è sempre lo stesso: come andare oltre il Tevere? La progettazione è sospesa dal 2010 perché, come scrisse l’ingegner Simonacci (Responsabile unico del procedimento) «ci sono insormontabili problemi». Ma una metro che, nel tratto centralissimo, non fa fermate per oltre due chilometri (da Venezia, adesso, si andrebbe direttamente a San Pietro) è anche difficile definirla come tale.
Fondi Dalla Regione 293 milioni