CATTEDRALI ROMANE
Quando si parla di «cattedrale nel deserto» si intende un’opera pubblica molto dispendiosa le cui funzioni sono estranee al contesto economico-sociale. A Roma per fortuna non ve ne sono. Esistono le cattedrali vere, quelle che servono la Chiesa. Ma ci sono esempi di qualcosa che richiama il concetto di cattedrale, se non altro per i tempi necessari alla loro realizzazione. In antico, era difficile che una generazione partecipasse alla posa della prima pietra e poi alla celebrazione della prima messa di consacrazione dell’edificio. Talora perfino secoli sono stati necessari per ultimare opere grandiose come la cattedrale di Reims, la cui forma attuale fissa il termine di vicissitudini durate mille anni. Il Duomo di Milano e San Pietro hanno istituito perfino rispettive «fabbriche» per provvedere all’aggiornamento architettonico dei colossali manufatti. Gli esempi di «cattedrali», in quanto opere dal compimento indefinito, non mancano nella Capitale. Ne vengono in mente subito tre. Di grande attualità è la Nuvola, il presuntuoso Palazzo dei Congressi che campeggia sfinito all’Eur. Neppure i Lloyds di Londra farebbero più una scommessa assicurativa sulla data di conclusione dei lavori. Con un gioco delle tre carte ora si parla di finanziamento del cantiere non più con i soldi (nostri) del Tesoro ma con i quattrini (nostri) di un ente pubblico. Centinaia di milioni. Rassegniamoci: saranno i nostri figli, o i figli dei nostri figli a passeggiare nella Nuvola. Un altro esempio è il Maxxi, opera elegante e quasi onirica dell’archistar Zaha Hadid. Avrebbe dovuto estendersi almeno per un terzo in più della attuale superficie, ma fin dall’inizio fu deciso di realizzare solo una parte dell’impianto museale: «Poi si vedrà». Il terzo esempio è l’antistante Museo della Scienza. Il masterplan del complesso edilizio tra via Guido Reni e via del Vignola, al Flaminio, è stato presentato l’altro giorno con squilli di fanfare. Ma tutti ammiccavano al fatto che mentre la parte privata, imprenditoriale, sarà realizzata in qualche anno, il museo vero e proprio resterà in cielo per parecchio, come un bambino mai nato. Non ci sono i soldi, e per il momento la sua funzione è quella di sostenere la valorizzazione dell’impresa avviata dalla Cassa Depositi e Prestiti, finanziatrice dell’operazione. Ma bisogna aver fede, tanto più se si parla di «cattedrali». In fondo è più importante il cammino che si compie che la meta da raggiungere. Verrà un tempo in cui tutto sarà portato a termine. Proprio tutto.