IL RIORDINO DELLE ASL LAZIALI
La riorganizzazione delle Asl romane, con il loro riordino dopo oltre 20 anni (la precedente pianificazione risaliva al 1993) e la riduzione da 5 a3, è una nota positiva che accompagna una serie di passaggi favorevoli sull’ organizzazione della sanità regionale attuati da Zingaretti e dalla sua giunta. Le nuove Asl copriranno aree vaste che includeranno quelle del nord del Lazio (Viterbo, Rieti e Roma F), quelle della Capitale e quelle del sud del Lazio. Tutto questo permetterà una migliore gestione del personale e, almeno si spera, un’organizzazione più fluida dei servizi ai cittadini, oltre a sensibili risparmi economici. Il presidente Zingaretti ha poi dichiarato che tutto ciò che si riuscirà a economizzare sarà reinvestito per migliorare l’assistenza sanitaria sul territorio. Altra iniziativa interessante è la costituzione di «aree di aggregazione» per lo svolgimento delle gare di acquisto, che quindi nel prossimo futuro non verranno più gestite in proprio dai singoli ospedali o dalle Asl, iniziando così un importante processo di graduale centralizzazione degli acquisti. La riorganizzazione della sanità dunque procede, sebbene tra mille difficoltà e resistenze. Si comincia insomma a intravedere la luce in fondo al tunnel del disavanzo come anche la concreta speranza di una prossima uscita dal commissariamento regionale. Non sempre tutto il lavoro svolto viene però percepito dai cittadini, ancora perplessi sulla qualità dei servizi e per i tanti casi di malasanità e disservizi che non mancano di riempire le cronache dei giornali. Purtroppo malcostume, individualismi esasperati e interessi di parte sono cresciuti per troppi anni, all’ombra di una politica sorda, quando non connivente, per poter essere estirpati in un sol colpo, ci vorrà molto tempo per ricostruire la sanità laziale e romana. I segnali positivi comunque ci sono, lo documentano anche gli indicatori di qualità dell’assistenza sanitaria: nel 2014 la proporzione di interventi per fratture del collo del femore eseguite entro due giorni dall’accesso nella struttura di ricovero è aumentata fino a raggiungere la percentuale del 49% (nel 2013 era 41% e nel 2012 31%), le angioplastiche primarie per infarto sono anch’esse in miglioramento, 42% del 2014 contro 35% nel 2013. Nei dati regionali però si registrano tuttora fortissime diversità tra i vari ospedali, e molti indicatori sono ancora ben lungi dal poter essere considerati soddisfacenti. Un lavoro di riorganizzazione e ristrutturazione della sanità regionale sta venendo gradualmente svolto, il netto miglioramento dei dati del disavanzo ne sono un’altra prova, e anche di questo va dato atto a Zingaretti.