I NUOVI INIZI, ULTIMA CHIAMATA
Èl’ultima chiamata. E la parola chiave sarà «monitoraggio». Non ce ne vogliano, ma il nostro primo commento, alla romana, potrebbe essere: «de che?». Cosa diavolo c’è (ancora) da monitorare nello scandaloso disservizio di cui soffre ormai cronicamente la Capitale inondata di rifiuti? Leggiamo il punto 8 della delibera comunale che ha affidato (ancora) all’Ama lo spazzamento (si fa per dire) delle nostre strade, ove si prevede la revoca del contratto o lo scorporo del servizio «nell’eventualità che dall’esito dei monitoraggi emergano reiterati risultati particolarmente negativi». E ci viene da sorridere. Altro che «eventualità». Dall’Eur alla Cassia, dalla Tiburtina all’Appia, dai Parioli alle periferie dimenticate, alzi la mano chi vede al lavoro uno spazzino (chiediamo venia, un operatore ecologico) più d’una volta al mese. L’Ama da un bel pezzo ha divorziato da noi romani. E tuttavia noi amiamo i nuovi inizi, le riconciliazioni, le seconde (terze, quarte...) chance. E vogliamo credere che questo, sbandierato da un uomo serio come il vicesindaco Marco Causi, sia davvero un tentativo di riavviare il discorso pubblico sul decoro urbano: anche perché si lascia aperta la via all’esternalizzazione, brutta parola per dire che se (quando) tutto andasse male, le scope potrebbero impugnarle lavoratori (ahiloro) meno protetti per via sindacale ma (di certo) più motivati. C’è poi una seconda ragione di speranza. Ed è che le ramazze aziendali stanno nel frattempo colpendo i sessanta dipendenti assunti per chiamata diretta durante la poco commendevole gestione di Franco Panzironi (condannato a 5 anni e 3 mesi e arrestato frattanto per Mafia Capitale) e la non indimenticabile stagione di Gianni Alemanno sindaco (indagato per Mafia Capitale). Tra i miracolati di quella Parentopoli (altra brutta parola per una sostanza anche peggiore) si segnalavano generi e rampolli di una destra entrata in Campidoglio salutando romanamente. Ora, per paradosso, la sinistra, incarnata da un altro sindaco assai poco amato dai romani come Ignazio Marino, ha un’occasione storica: tener duro sui licenziamenti, sostenendo politicamente il consiglio d’amministrazione Ama che li ha votati e il presidente Fortini che li ha proposti. A dispetto delle possibili cause di lavoro, dei cento tecnicismi con cui si tenterà di annacquare un messaggio giusto. Il primo, nel mare di promesse non mantenute con cui Marino s’è alienato consensi e simpatie. Varrà la pena, questo sì, di monitorarlo.