Il ritorno di Marino e la «pax giubilare»
L’agenda politica: contrasti sospesi all’apertura della Porta Santa. Caratteri permettendo
Il ritorno di Ignazio Marino dagli Usa è segnato dal conto alla rovescia: al Giubileo della Misericordia proclamato da Papa Francesco, quando stanotte il sindaco sbarcherà a Fiumicino dopo l’ennesimo viaggio Oltreoceano, mancheranno appena una settantina di giorni. È quella la data spartiacque che segnerà, inevitabilmente, la sospensione delle guerre politiche, delle lotte intestine dentro e fuori il Pd, delle minacciate crisi nella giunta capitolina. È la cosiddetta «pax giubilare».
Nel centrosinistra la invocano per tirare avanti un altro anno, evitare di aprire un fronte che nessuno – dal Nazareno in giù – ha voglia di aprire in questo momento. Tutto va in questa direzione: l’iter della riforma costituzionale (la prima data utile per misurare l’Italicum sarà a primavera 2017), l’apertura della porta Santa a San Pietro dell’8 dicembre (il Giubileo si chiuderà a novembre 2016), persino il commissariamento del Pd romano, prorogato da Renzi fino appunto a dicembre del prossimo anno. Vuol dire che Marino, fino ad allora, può vivere giorni sereni? Non proprio. Perché, nella via segnata dalla «pax giubilare», c’è di mezzo il carattere delle persone. Quello del sindaco, quanto mai imprevedibile, incline alle mosse a sorpresa, tipico di un personaggio difficile da incanalare nei registri classici della politica. E poi quello di alcuni elementi della giunta, come Stefano Esposito, assessore ai Trasporti, uomo «fumantino» e impossibile da «marcare» (per usare un termine calcistico), che col suo modo di operare ha già creato diversi grattacapi. Col sindaco le frizioni sono all’ordine del giorno, con i dirigenti Atac idem. E lui, lo stesso Esposito, più volte fa capire – in privato, per ora – che o gli fanno fare come dice lui oppure è pronto a fare le valigie. Sulla vicenda dell’appalto Atac, nella quale Esposito è entrato in rotta di collisione col dg Francesco Micheli, ci ha dovuto mettere «una pezza» Marco Causi, vicesindaco e assessore al Bilancio, che ha scritto all’Atac per ricordare che «Esposito non ha le deleghe sulle aziende, che è in capo al sindaco». Tra domani e dopodomani ci sarà il redde rationem tra sindaco e assessore, con Marino in una posizione scomoda: non può permettersi di perdere il dg di Atac Micheli, ma non può nemmeno «licenziare» Esposito, aprendo la crisi di giunta (specie con Orfini). Ne andrebbe della «pax giubilare».