Corriere della Sera (Roma)

SOLO UNA RICHIESTA NESSUNO SI STUPISCA

- Di Paolo Fallai pfallai

L’ordinaria follia nel sistema dei trasporti pubblici romani è ormai quotidiana. Ma è proprio in questi momenti, tra frustrazio­ne, allarme per la sicurezza dei passeggeri e pessimismo, che non possiamo relegare gli episodi ad una emergenza che sa di normalità. Nei mesi scorsi è passato quasi inosservat­o il 60° anniversar­io della prima metropolit­ana di Roma, quella che chiamiamo linea «B», inaugurata nel 1955. La linea «A», la principale, ne ha solo 35: è stata inaugurata nel 1980. Date che fanno sorridere nel confronto con le altre capitali, se pensiamo che Londra ha fatto partire i primi convogli nel 1863 e Parigi nel 1900. Ma i dati che devono farci riflettere sono altri: le nostre tre linee metropolit­ane, compresa la «C», hanno trasportat­o nel 2014 oltre 285 milioni di passeggeri. La linea «A», da sola, ne assorbe il 60 per cento: vuol dire 600.000 passeggeri al giorno, per i 39 treni a disposizio­ne la cui età varia dai dieci ai quindici anni. Ma in quali condizioni lo sa chiunque, romano o turista, si sia trovato a salire su un convoglio a Termini. Affollati ai limiti della vivibilità, al punto che è normale aspettare un secondo o un terzo convoglio. Quella linea era stata concepita per trasportar­e 200.000 persone al giorno. Era insufficie­nte il giorno dopo. Oggi è la rappresent­azione della profonda crisi romana: non solo non bastano i treni, ma la sua funzione di supplenza rispetto al deficit del trasporto di superficie la soffoca di utenti. Non è una febbre, è una malattia cronica che sfoga i propri sintomi nei modi più diversi. In una metropoli civile, in una qualsiasi capitale, il tema sarebbe affrontato alla radice: servono più linee, subito, per consentire a una comunità di tre milioni di persone di muoversi. In un qualunque Paese sarebbe la priorità del governo, di un qualsiasi governo che non consideri Roma come una città qualsiasi. Ma se questi sono sogni, vista l’indecente indifferen­za che da decenni caratteriz­za tutti i governi, sarebbe il minimo pretendere attenzione sulla manutenzio­ne. Nell’ultimo assestamen­to di bilancio, la nuova giunta ha inserito 58 milioni a questo scopo. Altri 9,3 sono stati impegnati dai famosi 50 destinati alle opere per il Giubileo. Molti altri sarebbero necessari per fare il minimo degli interventi. Perché per la manutenzio­ne di questa infrastrut­tura fondamenta­le nel 2011 è stato stanziato «0», nel 2012 «0», nel 2013 «0», nel 2014 ancora «0». Accumuland­o un fabbisogno di 60 milioni. Nessuno se ne è accorto? Qualcuno ha il coraggio di stupirsi?

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