Ucciso in casa, una famiglia indagata
Ll padre della fidanzata sospettato da mesi Ora indagati anche lei, la madre e i fratelli
Avrebbero coperto il capofamiglia, sotto indagine per la misteriosa morte di Marco Vannini, ucciso a maggio da un colpo di pistola a casa della fidanzata a Ladispoli. Così altri quattro componenti della famiglia di Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina, sono ora indagati come lui per omicidio volontario dalla Procura di Civitavecchia. Si tratta della moglie del militare, della figlia, del fratello e della fidanzata di quest’ultimo che si trovavano in casa al momento dello sparo.
Marco Vannini poteva essere salvato se i soccorsi fossero stati chiamati in tempo. Ma potrebbe esserci di più: l’intera famiglia di Martina, la sua fidanzata, insieme con Viola, la ragazza del fratello della giovane, Federico, potrebbe aver coperto il capo famiglia, Antonio Ciontoli, luogotenente della Marina. E per questo, oltre a quest’ultimo, anche gli altri quattro (c’è pure la moglie del militare) sono adesso indagati per omicidio volontario.
Una svolta, annunciata ieri dal sito Panorama.it, ma comunque già nell’aria da qualche settimana, nelle indagini sulla misteriosa fine dell’aspirante carabiniere di 22 anni, morto la notte del 17 maggio scorso al Policlinico Gemelli dove era stato portato dal posto di primo soccorso di Ladispoli. Ucciso da un colpo di pistola sparato proprio dal luogotenente. Un tragico errore nel maneggiare l’arma, ha sempre dichiarato Ciontoli, 48 anni, marinaio con un incarico anche nei servizi segreti. Ma con il passare dei mesi, la ferma presa di posizione della madre della vittima e la mobilitazione dei suoi concittadini di Cerveteri, il quadro già pieno di punti oscuri si è a questo punto ribaltato. Da sbaglio fatale a omicidio, con un’intera famiglia come complice. La procura di Civitavecchia stringe i tempi sulla morte di Vannini che la sera in cui è stato ferito a morte aveva telefonato alla madre dicendo che sarebbe rimasto a dormire a casa della fidanzata. Erano le 23. Una ventina di minuti più tardi dalla Beretta calibro 9 di Ciontoli parte un colpo che ferisce il ragazzo: per quest’ultimo il fidanzato della figlia stava facendo il bagno nella vasca e lui era entrato per prendere le sue due pistole. Il giovane - ha sempre sostenuto l’indagato - gli ha chiesto di mostrargliele e nel farlo una aveva inavvertitamente sparato. Dalla ricostruzione investigativa la prima chiamata al 118 sarebbe arrivata solo 20 minuti dopo. A farla è Federico che poi l’annulla. Mezz’ora più tardi una nuova chiamata per un «ragazzo che si è ferito col pettine». Non c’è codice rosso, ma verde. I medici non sanno che un proiettile ha attraversato il cuore e un polmone di Marco. Il giovane si aggrava sempre più, fino a quando un’eliambulanza lo porta al Gemelli, ma ormai è troppo tardi.