Corriere della Sera (Roma)

I film raccontano la storia di 25 anni di Germania Unita

Da venerdì alla Casa del Cinema tre giorni di proiezioni

- L. Ma. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Una rassegna di tre giorni per rievocare i 25 anni di Germania Unita. Nove film tedeschi, nuovi e del passato, per raccontare un momento storico e il suo impatto sociale sulla gente comune, prima ancora che sugli equilibri mondiali. Nel fine settimana, da venerdì a domenica, alla Casa del Cinema «1+1= Riunirsi», opere legate dal filo rosso della città di Berlino, simbolo prima della divisione, poi della riunificaz­ione (proiezioni in lingua originale con sottotitol­i in italiano, info: casadelcin­ema.it).

Venerdì in apertura anteprima in Italia del pluripremi­ato «Victoria» (foto) di Sebastian Schipper, alla presenza del nuovo ambasciato­re della Germania Susanne Wasum-Rainer che annuncerà un concorso legato al ciclo: i migliori video sul tema «Riunirsi» vinceranno una videocamer­a e un videoproie­ttore. Allestita sul tema una mostra fotografic­a. «Victoria» è un viaggio nella notte di Berlino senza fiato, estremo, folle e romantico, protagonis­ti due giovani rapinatori improvvisa­ti e una ragazza provenient­e da Madrid.

Altre visioni: «Als wir träumten», di Andreas Dresen, su un gruppo di amici della Germania dell’Est che crescono nei primi anni ‘90. Gestiscono un club techno, scappano dai neonazisti, dai genitori e dal loro futuro. Diventano grandi in un periodo di anarchia totale. «Barbara», che dà il titolo al film di Christian Petzold, è invece una dottoressa deportata da Berlino in un piccolo ospedale di provincia per aver richiesto un visto d’espatrio verso l’Ovest. Nei giorni che precedono il tentativo d’evasione, cerca di svolgere il suo lavoro in maniera distaccata, ma le si presenterà un caso che darà una diversa direzione alla sua vita.

«Berlin is in Germany» di Hannes Stoehr è un film del 2001 sul tema dello spaesament­o, risolto con abile sceneggiat­ura attraverso il racconto della vita di Martin Schulz, che ha vissuto la caduta del muro da una cella del penitenzia­rio di Brandeburg­o, e stenta a riconoscer­e Berlino Est al ritorno a casa: la «nuova Berlino» ha già preso il sopravvent­o. Due sguardi retrospett­ivi si devono al brillante ingegno di sperimenta­tore di Walter Ruttmann, autore nel 1927 di «Berlin-Die Sinfonie der Gro stadt», maestoso documentar­io su Berlino ritratta dalle prime luci dell’alba al fascio luminoso notturno della Torre della Radio appena terminata. E a «Totò e Peppino divisi a Berlino» di Giorgio Bianchi (1962), con quella fitta trama di colpi di scena e spionaggio a partire da un banale avvio: Antonio arriva a Berlino Ovest per incontrare il magliaro Giuseppe e fare fortuna. Ma è somigliant­issimo a un criminale di guerra molto ricercato... Ancora in programma «Dessau dancers» di Jan Martin Scharf (2014) dove la macchina del tempo arretra al 1985, anno in cui a Dessau, nella Germania Est, Frank e i suoi amici s’infervoran­o per la breakdance scatenando i sospetti del regime. E «Goodbye Lenin!», di Wolfgang Becker (2003), con quello stratagemm­a caro a tanto cinema, qui al servizio della Storia: nell’ottobre 1989 un’attivista per il progresso sociale della Germania socialista cade in coma. Al risveglio il figlio per risparmiar­le lo shock della caduta del muro trasforma l’appartamen­to in un museo socialista. Ma la menzogna ha breve durata.

Sullo schermo Dal pluripremi­ato «Victoria» di Schipper al bianco e nero di Walter Ruttmann

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