Corriere della Sera (Roma)

L’altro Lavia, Lorenzo

- Emilia Costantini EmiliaCost­antin

La Sala Umberto apre la stagione con un testo che affronta un tema caldo: il lavoro. «Il metodo» dello scrittore catalano Jordi Galceran mette in scena quattro personaggi che, pur di accaparrar­si un buon posto dirigenzia­le, sono disposti a scendere gli scalini più infimi dell’aberrazion­e. Lorenzo Lavia firma la regia dello spettacolo, in scena da stasera con Giorgio Pasotti, Fiorella Rubino, Gigio Alberti e Antonello Fassari.

«Quattro persone per un posto di lavoro: una roulette russa — dice Lorenzo, figlio di Gabriele Lavia —. Ognuno di loro deve scoprire chi è l’altro, perché tra i quattro c’è un impostore, una spia dell’azienda che deve studiare i concorrent­i e riferire a chi di dovere. Fino alla fine non si deve capire chi è l’infiltrato».

Un gioco al massacro. «Proprio così — ribatte il regista — un gioco crudele che mette a nudo gli aspetti più deteriori dell’umana convivenza sociale. Insomma è un pretesto per scarnifica­re i meandri della psiche, per smascherar­e tutte le dinamiche che si scatenano tra gente che finge di essere qualcos’altro: la menzogna che caratteriz­za i rapporti umani. Un testo simbolico».

Lorenzo firma solo la regia, stavolta, non è tra gli interpreti: «Posso considerar­la la mia prima regia, anche se c’è un precedente. Non ho voluto recitare perché pensavo di divertirmi di più restando un occhio esterno, volevo vedermi meno coinvolto. Poi mi sono reso conto che invece l’ansia è maggiore: lo spettacolo è come un figlio tuo che, dopo averlo impostato, devi poi affidare agli attori in scena». Attore e regista figlio di un attore e regista. «Non mi disturba essere considerat­o figlio d’arte: non è una brutta parola, anzi. In teatro si fa tutti parte di una grande famiglia, che è anche una bottega artistica dove impari il mestiere. Certo, ci sono i raccomanda­ti anche nel nostro ambiente, ma di solito hanno come sponsor politici o preti».

Quello di Lorenzo era un destino segnato. «È stato un caso. Nel “Riccardo III” di mio padre serviva un ragazzino. Fui ingaggiato io, perché così non c’era bisogno dell’accompagna­tore. E lì ho capito che volevo fare l’attore. Avevo 17 anni». Un apprendist­ato non facile. «Ricordo quella volta che, dopo essere stato in piedi sei ore con una lancia in mano, provai a sedermi: mio padre mi bestemmiò contro qualunque cosa. Mi rialzai zitto, buono, intimorito». Ora di anni ne ha 43. «Ho maggiori certezze ma da mio padre ho imparato a mettermi sempre in discussion­e». E se il padre Gabriele va a vedere uno spettacolo del figlio? «Non mi crea problemi: ci sono in sala tanti altri spettatori. Lui è solo uno dei tanti».

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«Il metodo» di Jordi Galceran, regia di Lorenzo Lavia, in scena da stasera al 18 ottobre alla Sala Umberto (via della Mercede,...
Sipario I quattro protagonis­ti della pièce «Il metodo» in scena. Sotto: l’attore Lorenzo Lavia, al suo debutto come regista «Il metodo» di Jordi Galceran, regia di Lorenzo Lavia, in scena da stasera al 18 ottobre alla Sala Umberto (via della Mercede,...
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