Pusher al liceo: caffè-mob dei presidi «La collega al Virgilio ha fatto bene»
Rusconi, presidente Anp: giusto chiamare i carabinieri. Silenzio dalle istituzioni
Un caffè tra presidi, dopodomani al liceo Virgilio. «Un gesto gentile e delicato», come lo definiscono molti dirigenti scolastici di Roma e provincia (a cui è stato chiesto di portarsi una tazzina da casa...) «in risposta a tutte le ingiurie, le aggressioni, le falsità subite dalla preside dell’istituto Irene Baldriga» in seguito all’arresto dello studente-pusher finito in cella il 22 marzo scorso mentre spacciava hashish nel cortile della scuola durante la ricreazione.
Dopo la lettera di solidarietà da parte di 61 docenti del liceo (e di molti dello scientifico «Voltaire» di Ciampino dove aveva lavorato prima di arrivare in via Giulia), a sostenere l’operato della preside scende in campo anche l’Anp (Associazione nazionale presidi). «La collega ha fatto soltanto il suo dovere chiamando le forze dell’ordine — spiega Mario Rusconi, responsabile dell’associazione per Roma e Lazio — è un pubblico ufficiale e la scuola non è certo un’area che gode di “extraterritorialità”. Non avrebbe potuto opporsi all’entrata dei carabinieri perché avrebbe commesso un reato — aggiunge Rusconi — e provare a impedirlo sarebbe stato anche un segnale educativamente disdicevole, come sancire che la scuola è una “zona franca” dove tutto è permesso e si può anche spacciare. E’ chiaro che si deve puntare sul dialogo e il coinvolgimento dei ragazzi sul tema delle tossicodipendenze, dei pericoli, dei motivi psicologici che ci sono dietro. Ma quello era il momento di ristabilire la legalità e a tutela dell’istituzione scolastica, del personale della scuola, degli studenti e delle loro famiglie».
Un comportamento che sembra essere costato caro a Baldriga. «E’ stata minacciata, rincorsa per i corridoi, insultata con frasi sessiste e il giorno dopo si è trovata anche i cancelli dell’istituto sigillati con il silicone — racconta ancora il responsabile dell’Anp — ci sono alcuni studenti che sfruttano i momenti di “turbolenza” come una palestra per la loro futura vita politica. Per noi invece la scuola è una palestra di democrazia sia per chi entrerà in Parlamento che per chi farà il fruttivendolo. Ma il fatto più grave — conclude Rusconi — è stato l’assordante silenzio delle istituzioni: dai sindacati al ministero, nessuno si è fatto avanti per dire una parola di conforto alla collega. E’ facile parlare del “preside sceriffo” che spara su docenti e studenti per poi “sfilarsi” da qualsiasi tipo di partecipazione e solidarietà nei momenti difficili». Noi invece siamo al suo fianco con un caffè mob e regaleremo alla preside anche una tazzaricordo».