TABELLE, RUGGINE E MARCIAPIEDI
«ARoma non funziona mai niente. Ma come mai i cartelloni per il prossimo referendum e le future elezioni già sono stati tutti “piazzati” sfondando i già precari marciapiedi?». Il nostro lettore Francesco Vinciguerra (seguito da moltissimi altri su questo tema, sul blog «Una città, mille domande») ha posto un quesito inappuntabile. Ma perché, in una città in cui non si riesce ad avere un adeguato controllo del traffico da parte dei vigili e in cui non è possibile ottenere un servizio di nettezza urbana all’altezza di una grande Capitale, si trovano i soldi per piazzare quei decrepiti tabelloni per affiggere i manifesti, in larghissima parte pericolanti e arrugginiti, risalenti agli anni Sessanta o giù di lì, spesso mezzi sfondati, e che per reggersi sui marciapiedi hanno bisogno di essere piantati nell’asfalto distruggendo quasi sempre calpestii già malmessi? Naturalmente, ad elezioni finite, rimangono lì per settimane, mesi, e quando vengono tolti lasciano la loro memoria nei buchi sui marciapiedi che quasi mai vengono riparati. Il perché è ovvio. Si tratta della legge 212 del 4 aprile 1956 e che regolamenta le campagne elettorali, obbligando i comuni con più di un milione di abitanti a collocare per le strade pubbliche «non più di 1.000 e non meno di 500» spazi elettorali. La legge è legge e non si può discutere. Si può, invece, aprire una riflessione sulla modalità. Non sarebbe ora che il Campidoglio si dotasse di un sistema meno antiquato e obsoleto, meno devastante per i nostri disastrati marciapiedi, meno pericoloso per via di quella ruggine che emerge su tutti gli spazi al di sotto della scritta SPQR, quasi sempre mezza storta e instabile? Siamo nell’Era della Comunicazione in tempo reale, la formalità della legge del 1956 va accompagnata con metodi adeguati alla contemporaneità. Non è materia che possa affrontare il commissario Tronca (che continua a ricevere, sia detto per inciso, lettere di incoraggiamento da molti lettori). Ma la prossima maggioranza capitolina, qualunque sia il risultato, dovrebbe mettere nell’elenco delle modernizzazioni anche questo capitolo. Rottamando (quando il verbo ci vuole, ci vuole) le venerande tabelle sfonda marciapiedi. Speriamo che questa sia l’ ultima campagna elettorale con simili reperti del dopoguerra per le strade. Così come speriamo che, conclusi referendum ed elezioni, i marciapiedi trivellati possano tornare in una condizione perlomeno decente.