«Apriamo le liste del Pd ai candidati civici»
L’indicazione del commissario Orfini: al Comune e nei Municipi nomi fuori dal partito
Aprire
le liste del Pd, al Comune e nei Municipi, a «candidature civiche, che vengono da esperienze extra-partitiche». È l’indicazione data dal commissario Matteo Orfini ai responsabili territoriali dei dem. Per l’aula Giulio Cesare, è già partito il «gioco delle coppie».
Aprire le liste del Pd, nei Municipi e al Comune, anche ad «esperienze extra-partitiche». L’input dato da Matteo Orfini, commissario romano ai responsabili territoriali dei dem, viaggia su un doppio binario di esigenze. Primo, rinnovare il partito, aprirlo alla società civile, anche per drenare (o ammortizzare) il rischio di calo di consensi che potrebbe scaturire dal post Mafia Capitale e dai maldipancia nella base democrat. Secondo: preservare gli accordi tra le varie componenti (correnti, anime, sensibilità: chiamatele come volete) che, pensando anche all’ipotesi di una sconfitta, non si affannano a «portare» troppi candidati, preferendo piuttosto puntare su alcuni nomi sicuri.
Questa settimana si aprono le proposte di candidatura, l’obiettivo è chiudere entro il 20 aprile, per arrivare pronti alla presentazione delle liste che — se si vota il 5 giugno, ma la data non è ancora ufficiale — va fatta un mese prima. Secondo qualcuno, l’apertura ai profili civici è «un bando riempilista», perché molti dei giochi sarebbero già fatti.
Visto che, come già nel 2013, ci sarà la doppia preferenza di genere (si possono votare due nomi, basta che siano un uo- mo e una donna), il gioco delle coppie è già partito. Ecco, allora, che Michela Di Biase (moglie del ministro Dario Franceschini) correrà in ticket con Giulio Pelonzi (che torna in lizza per il Campidoglio, dopo un «giro» di pausa), gli orfiniani andranno con Giulia Tempesta e uno fra Claudio Mancini (ma solo se si chiuderà prima la vicenda che lo vede indagato per i rimborsi da consigliere regionale), Gianni Paris o Andrea Baldini, l’ex coordinatore dei «Giovani democratici».
Valeria Baglio, ex presidente dell’Assemblea Capitolina, si dividerà tra Marco Palumbo e il bettiniano Marco Tolli, il « turbo- renziano » Orlando Corsetti farà tandem con una donna dell’area marroniana.
Già perché uno dei nodi, come accadeva in certe feste del liceo, è «chi porta le donne», presenza indispensabile (e spesso decisiva) nella compilazione di una lista. Due sarebbero già state individuate. La prima è Elena Improta, figlia dell’ex questore Umberto, collaboratrice dell’Anpi nazionale, che lasciò il Pd (in polemica coi vertici di allora) nel 2013 per candidarsi con la Lista Marchini a presidente del II Municipio (e prese circa 1.600 voti) e che poi ha mollato «Arfio» dopo la sua virata sul centrodestra per rientrare nel Pd.
L’altra è Carla Fermariello, figlia di Carlo, lo storico dirigente del Pci napoletano, amico personale di Giorgio Napolitano (fino a qualche tempo fa l’ex Capo dello Stato lo andava a trovare, nell’anonimato più assoluto, al cimitero di Vico Equense dove Fermariello riposa), che recita anche (interpretando sé stesso) ne Le mani sulla città di Francesco Rosi. Degli ex consiglieri, ha già annunciato che non si ricandiderà «per coerenza con quanto avevo già detto» l’ex capogruppo Fabrizio Panecaldo. In bilico Athos De Luca, Valentina Grippo e Antonio Stampete.
Ticket e candidati Michela Di Biase con Giulio Pelonzi, Giulia Tempesta con Gianni Paris. Due le new entry: Elena Improta e Carla Fermariello. Panecaldo non si ripresenta