CHIUDE LA LIBRERIA E ALTRE VERGOGNE
Si può contestare tutto ai librai ma non la mancanza di senso dell’umorismo. Lo portano dentro come condizione essenziale, vista la sproporzione tra l’impegno e il guadagno, l’hanno dovuto affinare contro l’indifferenza. Gli ultimi a dimostrarlo sono Lucio Villani, Rossana Vano, Vito Altieri, Giulio Villani e Massimo Altieri nell’annunciare che chiuderà la libreria «Invito alla Lettura» di corso Vittorio. Hanno organizzato una festa, dalle 16 alle 24 del 4 maggio, per «celebrare la lunga storia di questo luogo». E hanno stabilito anche regole, un po’ folli come si deve ai nipoti di Don Chisciotte: per entrare alla festa si dovrà versare un contributo volontario (minimo 3 euro, che pensavate?) ma chi partecipa potrà portarsi via un pezzo della libreria, non solo volumi, anche un oggetto. Il sorriso si ferma qui per lasciare spazio alla solidarietà e alla rabbia. Perché siamo a celebrare l’ennesima chiusura di una libreria in un centro storico ridotto a un cumulo di pizzerie a taglio, micro supermercati e negozietti che spacciano alcolici 24 ore su 24. Ricordo quando, ormai 15 anni fa, feci una piccola intervista a Rossana Vano, così entusiasta nel raccontare la storia di una libreria (aperta nel 1993) ma figlia di una rassegna estiva lanciata quattro anni prima. Lei, laureata in storia dell’arte con Argan, ripeteva: «I libri virtuali mi fanno ridere, bisogna toccarli, sentirli, è un fatto quasi sensuale». Vuol dire che tutte le iniziative di «Invito alla Lettura» in questi anni sono state condivisibili? No, vuol dire che ci hanno provato, con testarda determinazione, rimettendoci tanto, trasformando quei locali che ospitavano la torrefazione Circi in un punto di riferimento per romani e turisti, nel cuore di corso Vittorio, a due passi dallo scorcio più suggestivo di Castel Sant’Angelo. Fa davvero impressione il silenzio imbarazzante di politici, candidati, scrittori, intellettuali di fronte a questo deserto che avanza. Lo stesso silenzio quando Feltrinelli ha chiuso la storica libreria di via del Babuino. Lo stesso che lascia soli i librai superstiti, come quello che occupa il sottopasso di piazza Colonna, che a spese sue ha reso nobile un luogo destinato al degrado e inutilmente chiede di essere ascoltato. O il grido di una libreria di periferia, «Pagina 348», che insieme ad altri ha accettato i buoni scolastici emessi dal Comune di Roma per le famiglie a basso reddito. E i libri li hanno regolarmente dati. Solo che il Comune non paga le loro fatture. Da dicembre. È una vergogna.