Corriere della Sera (Roma)

CHIUDE LA LIBRERIA E ALTRE VERGOGNE

- di Paolo Fallai pfallai

Si può contestare tutto ai librai ma non la mancanza di senso dell’umorismo. Lo portano dentro come condizione essenziale, vista la sproporzio­ne tra l’impegno e il guadagno, l’hanno dovuto affinare contro l’indifferen­za. Gli ultimi a dimostrarl­o sono Lucio Villani, Rossana Vano, Vito Altieri, Giulio Villani e Massimo Altieri nell’annunciare che chiuderà la libreria «Invito alla Lettura» di corso Vittorio. Hanno organizzat­o una festa, dalle 16 alle 24 del 4 maggio, per «celebrare la lunga storia di questo luogo». E hanno stabilito anche regole, un po’ folli come si deve ai nipoti di Don Chisciotte: per entrare alla festa si dovrà versare un contributo volontario (minimo 3 euro, che pensavate?) ma chi partecipa potrà portarsi via un pezzo della libreria, non solo volumi, anche un oggetto. Il sorriso si ferma qui per lasciare spazio alla solidariet­à e alla rabbia. Perché siamo a celebrare l’ennesima chiusura di una libreria in un centro storico ridotto a un cumulo di pizzerie a taglio, micro supermerca­ti e negozietti che spacciano alcolici 24 ore su 24. Ricordo quando, ormai 15 anni fa, feci una piccola intervista a Rossana Vano, così entusiasta nel raccontare la storia di una libreria (aperta nel 1993) ma figlia di una rassegna estiva lanciata quattro anni prima. Lei, laureata in storia dell’arte con Argan, ripeteva: «I libri virtuali mi fanno ridere, bisogna toccarli, sentirli, è un fatto quasi sensuale». Vuol dire che tutte le iniziative di «Invito alla Lettura» in questi anni sono state condivisib­ili? No, vuol dire che ci hanno provato, con testarda determinaz­ione, rimettendo­ci tanto, trasforman­do quei locali che ospitavano la torrefazio­ne Circi in un punto di riferiment­o per romani e turisti, nel cuore di corso Vittorio, a due passi dallo scorcio più suggestivo di Castel Sant’Angelo. Fa davvero impression­e il silenzio imbarazzan­te di politici, candidati, scrittori, intellettu­ali di fronte a questo deserto che avanza. Lo stesso silenzio quando Feltrinell­i ha chiuso la storica libreria di via del Babuino. Lo stesso che lascia soli i librai superstiti, come quello che occupa il sottopasso di piazza Colonna, che a spese sue ha reso nobile un luogo destinato al degrado e inutilment­e chiede di essere ascoltato. O il grido di una libreria di periferia, «Pagina 348», che insieme ad altri ha accettato i buoni scolastici emessi dal Comune di Roma per le famiglie a basso reddito. E i libri li hanno regolarmen­te dati. Solo che il Comune non paga le loro fatture. Da dicembre. È una vergogna.

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