Corriere della Sera (Roma)

«Prato adescava ragazzi sul web vestito da donna e poi li drogava»

Il no del Riesame alla scarcerazi­one del complice di Foffo nell’omicidio Varani

- Di Fulvio Fiano

Marc

Prato che bacia Manuel Foffo sulla fronte per dargli forza mentre cerca di strangolar­e Luca Varani. Marc Prato che ha un profilo da donna su Tinder e Grinder per adescare etero, li fa drogare, ubriacare e poi ci fa sesso orale, coinvolgen­doli anche con filmati pornografi­ci. Marc Prato che non ha mai provato sensi di colpa o vergogna per il delitto né ha tentato il suicidio. Un «manipolato­re» che il Riesame lascia in carcere perché «il fatto gravissimo non è avvenuto in modo improvviso e non ripetibile ma è frutto di una condotta che dura da mesi ed è diretta ad agire, anche con violenza, sulle persone che adesca».

Il collegio doveva pronunciar­si sulla richiesta dell’avvocato Pasquale Bartolo di trasformar­e il carcere in arresti domiciliar­i. Ma le motivazion­i che rigettano la richiesta danno molti argomenti alla procura per contestare l’aggravante della premeditaz­ione, al centro della battaglia giudiziari­a in questa fase preliminar­e. «Prato - scrivono i giudici - è un uomo di 30 anni che senza alcuna ragione scatenante decide con un amico di attuare una vera e propria “mattanza” (...) , ha una personalit­à malvagia e crudele».

Ricostruit­a con gli eventi di quei tre giorni. Prima di Luca, in via Igino Giordani viene invitato, tra gli altri, Alex M., alias Alex Tiburtina: «Ciao bello, vieni qui, fidati, bevi sto cocktail fatto da me, bevi che è da paura», gli dice Prato. Il ragazzo assaggia, si accorge di un sapore strano e non beve più. Poi rifiuta un rapporto orale e viene mandato via. La stessa bevanda (alcol misto ad Alcover) viene proposta a Varani. Che si sente male, vomita, cade nella vasca e perde i sensi. Prato e Foffo lo portano di peso in camera da letto. E qui martellate, coltellate «date a casaccio», un primo tentativo di strozzarlo con un cavo tv che Prato recupera da un’altra stanza. Il collo del 23enne viene «trafitto con un coltello a seghettino, tanto da essere quasi decapitato, come si affetta il pane». Ma Luca non muore. «Come lo uccido? Come lo uccido?», chiede Foffo. E Prato risponde: «Non lo so, strozziamo­lo». Il nuovo tentativo avviene con le mani coperte da una calzamagli­a per evitare di toccare il sangue. «Manuel voleva forza da me e mi ha chiesto di baciarlo in testa mentre stringeva il collo. Io l’ho fatto». Poi infilano dei fazzoletti rossi nella bocca della vittima perché «emetteva suoni». Difficile, dice il Riesame, che Marc, come ha sostenuto, abbia solo assecondat­o la furia di Manuel.

Altri racconti sostengono il rischio di reiterazio­ne del reato. Dice Giorgia Lorenzin, amica di Prato: «Marc si vantava di riuscire a conquistar­e ragazzi etero e convincerl­i a fare sesso con alcol e droga». Francesco F. è uno di questi: «La cosa che mi fa più male è la sensazione che nonostante non avessi il desiderio di fare ciò che è successo, non mi sono riuscito a fermare». Marc, dice ancora l’amica, «è capace di crudeltà psicologic­he, è un manipolato­re...». E, secondo i giudici, «gli arresti domiciliar­i non gli impedirebb­ero di inquinare le prove e scatenare la sua indole violenta».

Quanto al tentato suicidio, i medici del Pronto soccorso non lo riscontran­o né dal suo profilo psicologic­o («Non si evidenzia un orientamen­to depressivo o un sentimento di autoaccusa»), nè dal quadro clinico, tanto che non è necessaria la lavanda gastrica.

L’amica Si vantava di conquistar­e ragazzi etero e convincerl­i a fare sesso con alcol e droga

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Vittima Luca Varani è stato drogato e poi torturato e ucciso. Sono rinchiusi in carcere Marc Prato e Manuel Foffo

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