Corriere della Sera (Roma)

«Non sono più italiana»

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Nei giorni scorsi ho letto vari articoli sui quotidiani sulle spese comunali: oltre 3 milioni e mezzo per 3 nuove strutture di accoglienz­a per i Rom, comprensiv­e di servizio catering, lavanderia con ricambio di biancheria, alloggi con camere matrimonia­li e singole, utenze basilari, inclusione scolastica e assistenza sanitaria preventiva e assistenzi­ali. Lavoro da 40 anni, pago tutto ciò che devo pagare e in cambio ricevo strade che sembrano mitragliat­e e con buche sempre più profonde, sporcizia e degrado a ogni angolo (per questo ho pagato la Tasi, tassa sui beni indivisibi­li, o invisibili?), assenza di marciapied­i, assistenza sociale e sanitaria sempre più assente ed onerosa ecc. Vivo, verbo inappropri­ato considerat­a la situazione, in un appartamen­to del Comune, con mia madre disabile grave e dializzata, che assisto h24 pur lavorando e affrontand­o ogni giorno problemi e rinunce, che non elenco perché non è commiseraz­ione che cerco, ma giustizia sociale. Da oltre 20 anni l’appartamen­to è interessat­o da infiltrazi­oni e lesioni murarie, ora aggravate. Acqua che scende dal soffitto con caduta di intonaco che ha messo in evidenza le pignatte. Ho chiesto al Comune un intervento, ma la risposta è stata negativa, per mancanza di fondi. A seguito di quanto letto e non sentendomi più parte integrante del popolo sovrano, come citato nella Costituzio­ne, rinuncio alla cittadinan­za italiana e chiedo quale sia l’iter burocrat ico da segui re per acquisire lo status di Rom. Al fine di poter usufruire degli stessi benefici/diritti e non assumermi più alcun dovere verso uno Stato patrigno.

Simonetta Vento

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