Cinquantamila case coinvolte: è un vero dramma
Rateizzare il debito, trattare su interessi di mora e penali. Le case interessate sono cinquantamila
Dopo che Equitalia, per conto del Comune di Roma, ha pignorato i conti correnti dell’Ater di fatto «congelando» l’intero servizio tesoreria che solo in città gestisce 50 mila case popolari, l’azienda di edilizia pubblica ragiona su un accordo. Rateizzare il debito, alleggerendolo delle penali.
Dopo che Equitalia, per conto del Comune di Roma, ha pignorato i conti correnti dell’Ater di fatto «congelando» l’intero servizio tesoreria che solo in città gestisce 50 mila case popolari, l’azienda di edilizia pubblica ragiona su un accordo. Da discutere con il commissario Francesco Paolo Tronca, con la Regione, ed eventualmente anche con la commissaria straordinaria per il piano di rientro del debito pregresso di Roma Silvia Scozzese, che ha già messo in guardia il Campidoglio su un possibile «rischio liquidità». Insomma si cercano soluzioni partendo da un dato, inconfutabile: oggi, i soldi per pagare le cartelle esattoriali spedite da Equitalia, 72 milioni di euro riferiti al mancato pagamento di Ici e Imu fin dagli anni ’90, non ci sarebbero.
Allora, ecco il «piano B». Rateizzare il debito, magari alleggerendolo delle penali - interessi di mora, aggio - che per alcune annualità hanno ampiamente doppiato le somme inizialmente dovute, ma nel quadro di una riflessione più generale, anticipata ieri dall’Unione inquilini ma condivisa da molti dentro Ater: «La questione vera e non risolta dice proprio il segretario degli inquilini, Massimo Pasquini è che gli Ater, Aler o comunque denominati in Italia, dovevano pagare l’Ici e oggi l’Imu, mentre ai costruttori dell’invenduto, ovvero a chi ha cementificato il territorio con scopi speculativi, sono state azzerate entrambe». Evidentemente per lui «è grottesco — prosegue nel ragionamento Pasquini — che case di edilizia residenziale pubblica del Comune di Roma assegnate con gli stessi meccanismi di Ater e con un canone stabilito per legge non abbiano pagato Ici o Imu mentre l’Ater sì».
Il tema, il cuore del problema, sarà sollevato nei vari tavoli istituzionali convocati «il prima possibile» dal neo commissario dell’Ater, Giovanni Tamburino. Il quale, comunque, nel frattempo dovrà fare i conti anche con altre urgenze. Anzitutto, l’ordinaria amministrazione: stipendi, creditori, manutenzioni degli alloggi popolari «che già nel quotidiano sono praticamente inesistenti — insiste Guido Lanciano dell’Unione inquilini — : se la situazione non si sblocca subito, nel giro di tre mesi vedremo fermarsi tutti gli ascensori perché mancherà la luce, ecco forse a quel punto ci renderemo
L’unione inquilini «Se la situazione non si sblocca subito nel giro di tre mesi si fermerà tutto, pure gli ascensori»
tutti conto dell’estrema drammaticità del momento».
Un’azienda paralizzata, quindi, mentre gli interessi sul debito - dagli anni ‘90 ad oggi sono letteralmente esplosi, cresciuti a dismisura: 18,9 milioni di euro solo nel 2015 e solo per l’Ici (con l’Imu si stimano tassi compresi tra il 10 e il 20 per cento) ormai diventati anch’essi una voce «consolidata» del bilancio annuale.