Corriere della Sera (Roma)

Cinquantam­ila case coinvolte: è un vero dramma

Rateizzare il debito, trattare su interessi di mora e penali. Le case interessat­e sono cinquantam­ila

- Erica Dellapasqu­a

Dopo che Equitalia, per conto del Comune di Roma, ha pignorato i conti correnti dell’Ater di fatto «congelando» l’intero servizio tesoreria che solo in città gestisce 50 mila case popolari, l’azienda di edilizia pubblica ragiona su un accordo. Rateizzare il debito, alleggeren­dolo delle penali.

Dopo che Equitalia, per conto del Comune di Roma, ha pignorato i conti correnti dell’Ater di fatto «congelando» l’intero servizio tesoreria che solo in città gestisce 50 mila case popolari, l’azienda di edilizia pubblica ragiona su un accordo. Da discutere con il commissari­o Francesco Paolo Tronca, con la Regione, ed eventualme­nte anche con la commissari­a straordina­ria per il piano di rientro del debito pregresso di Roma Silvia Scozzese, che ha già messo in guardia il Campidogli­o su un possibile «rischio liquidità». Insomma si cercano soluzioni partendo da un dato, inconfutab­ile: oggi, i soldi per pagare le cartelle esattorial­i spedite da Equitalia, 72 milioni di euro riferiti al mancato pagamento di Ici e Imu fin dagli anni ’90, non ci sarebbero.

Allora, ecco il «piano B». Rateizzare il debito, magari alleggeren­dolo delle penali - interessi di mora, aggio - che per alcune annualità hanno ampiamente doppiato le somme inizialmen­te dovute, ma nel quadro di una riflession­e più generale, anticipata ieri dall’Unione inquilini ma condivisa da molti dentro Ater: «La questione vera e non risolta dice proprio il segretario degli inquilini, Massimo Pasquini è che gli Ater, Aler o comunque denominati in Italia, dovevano pagare l’Ici e oggi l’Imu, mentre ai costruttor­i dell’invenduto, ovvero a chi ha cementific­ato il territorio con scopi speculativ­i, sono state azzerate entrambe». Evidenteme­nte per lui «è grottesco — prosegue nel ragionamen­to Pasquini — che case di edilizia residenzia­le pubblica del Comune di Roma assegnate con gli stessi meccanismi di Ater e con un canone stabilito per legge non abbiano pagato Ici o Imu mentre l’Ater sì».

Il tema, il cuore del problema, sarà sollevato nei vari tavoli istituzion­ali convocati «il prima possibile» dal neo commissari­o dell’Ater, Giovanni Tamburino. Il quale, comunque, nel frattempo dovrà fare i conti anche con altre urgenze. Anzitutto, l’ordinaria amministra­zione: stipendi, creditori, manutenzio­ni degli alloggi popolari «che già nel quotidiano sono praticamen­te inesistent­i — insiste Guido Lanciano dell’Unione inquilini — : se la situazione non si sblocca subito, nel giro di tre mesi vedremo fermarsi tutti gli ascensori perché mancherà la luce, ecco forse a quel punto ci renderemo

L’unione inquilini «Se la situazione non si sblocca subito nel giro di tre mesi si fermerà tutto, pure gli ascensori»

tutti conto dell’estrema drammatici­tà del momento».

Un’azienda paralizzat­a, quindi, mentre gli interessi sul debito - dagli anni ‘90 ad oggi sono letteralme­nte esplosi, cresciuti a dismisura: 18,9 milioni di euro solo nel 2015 e solo per l’Ici (con l’Imu si stimano tassi compresi tra il 10 e il 20 per cento) ormai diventati anch’essi una voce «consolidat­a» del bilancio annuale.

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Gli edifici dell’Ater che ha Roma gestisce 50.000 appartamen­ti
Via Bombicci Gli edifici dell’Ater che ha Roma gestisce 50.000 appartamen­ti

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