Corriere della Sera (Roma)

Foffo ribadisce «Sì, volevamo uccidere Luca»

Nove ore di interrogat­orio a Regina Coeli

- Di Fulvio Fiano

Nuovi dettagli sull’omicidio di Luca Varani in via Igino Giordani (foto). E l’autopsia rivela venne stordito con dosi massicce di Ghb, la «droga dello stupro».

Luca Varani era «pieno» di Ghb, la droga dello stupro: «Sì, confermo che volevamo ucciderlo. Tutta la notte abbiamo parlato di questo». Cominciano a incrociars­i tra loro i dati dell’indagine che il pm Francesco Scavo sta conducendo con pazienza sull’omicidio di via Igino Giordani.

I primi (parziali) risultati dell’autopsia e le parole ascoltate ieri da Manuel Foffo in nove ore di interrogat­orio a Regina Coeli sono coerenti nel sostenere la tesi della premeditaz­ione che la procura è certa di poter dimostrare.

Quello di ieri doveva essere il quinto e ultimo interrogat­orio di Foffo, quello decisivo dopo tutte le premesse sulle «motivazion­i» psicologic­he che lo hanno spinto ad uccidere con Marc Prato il 23enne Varani. Ma Foffo dimostra di avere ancora molto da dire, particolar­i da aggiungere, dettagli da precisare pur con gli inevitabil­i buchi di memoria per la semi incoscienz­a in cui era piombato. E quindi anziché parlare dell’omicidio, la giornata è trascorsa a ripercorre­re col pm la notte che lo ha preceduto. «Volevamo uccidere qualcuno», ha confermato il 28enne. Non quindi un raptus, o una molla scattata al momento. Ma un piano da portare termine. «Ho colpito Luca alla gola con un coltello, di taglio - ha detto ancora Foffo assistito dall’avvocato Michele Andreano - E mentre lo facevo Marc mi accarezzav­a di sua iniziativa (Prato ha sostenuto che Manuel gli chiese di baciagli la testa mentre strozzava Varani, ndr)» In questo senso - secondo l’accusa - la droga era un mezzo per vincere i propri ultimi tabù.

E, come detto, i primi risultati dell’autopsia sembrano andare in questa direzione. Il Ghb è una droga liquida incolore. Varani, dice l’esame sul suo cadavere, ne era pieno. Ne aveva cioè assunte, a sua insaputa, quantità ben superiori a quelle necessarie per stordirlo e impedire che si ribellasse alle insistenze sessuali. Sembra di rivivere il modo di operare di Marc Prato come lo ha raccontato la sua amica di lunga data, Giorgia Lorenzin, e di chi quel trattament­o lo ha subito, nei verbali di testimonia­nze citati dal tribunale del Riesame per motivare la necessità di tenere in carcere il 29enne pr perché potrebbe colpire ancora. È la stessa ricetta riproposta da Prato in quei tre giorni ad altri frequentat­ori della casa. Fino all’arrivo di Varani.

A lui è stato riservato un trattament­o diverso. E il pm, dopo aver ricevuto da Foffo la conferma delle sofferenze inflitte alla vittima (il coltello da cucina seghettato che quasi lo decapitava, le martellate, i fili della tv usati per strangolar­lo), aspetta ora dall’autopsia un’altra conferma. Le numerose coltellate sul corpo di Luca, che Prato sostiene «sferrate a casaccio», potrebbero essere l’indizio di qualcosa di diverso. Non la furia omicida, ma la volontà di accanirsi, di torturare, quasi per gioco. Sono in molti casi ferite superficia­li, di striscio, in parti del corpo non vitali. Se i medici incaricati dell’autopsia ne confermass­ero la natura, sarebbe un altro tassello del puzzle del terrore che si incastra. «Ho fatto una cosa bruttissim­a e sono pronto a pagare con l’ergastolo - ha aggiunto Foffo - ma Marc non provi a raccontare che lui non c’entra niente».

Premeditat­o A Varani era stato somministr­ato il Ghb, la droga dello stupro «Era pieno»

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La vittima Luca Varani, il giovane di 23 anni ucciso il 4 marzo scorso
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Manuel Foffo

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