L’allarme delle onlus: «Perché cacciate noi?»
30 Mila euro Adeguamento del canone chiesto all’associazione «A Roma insieme»
Aricevere la lettere di sfratto non sono solamente i furbetti di Affittopoli. L’associazione dei motulesi, i volontari delle carceri: sembra sia lungo l’elenco di associazioni e onlus che giurano di avere carte in regola, e di avere «sempre pagato». Hanno «dieci giorni di tempo» per lasciare la sede.
Dicono di essere stati trattati come i furbetti di Affittopoli, come chi ha goduto (senza averne diritto) dei beni di Roma. In questi giorni la lettera di sfratto è arrivata all’associazione dei motulesi, o a chi una volta a settimana porta fuori dal carcere quei bambini che nel resto della settimana vivono a Rebibbia con le mamme detenute. Proprio come ai furbetti, si chiede loro l’adeguamento del canone della concessione. In alcuni casi si concedono «dieci giorni di tempo» per lasciare la sede.
Ieri la deputata Ileana Argentin, che è presidente dell’associazione motulesi, ha chiesto a Tronca di «fare attenzione»: parlava dei «provvedimenti di sfratto ricevuti da realtà sociali e associative. Credo sia giusto rivedere l’intero assetto patrimoniale del Comune ma non si può falciare il bisogno dei più deboli».
Sull’onda di Affittopoli, insomma, il rischio è che non si caccino solamente quelli da dichiarazioni dei redditi a sei zeri. Nel capitolo «concessioni», com’è noto, c’è di tutto. Anche «A Roma insieme» (sede al ghetto, al piano terra di un bel palazzo) che è fatta da volontari, e ha sempre pagato il canone: «Avevamo chiesto il rinnovo — racconta Gioia Cesarini Passarelli — nessuna risposta. I bollettini non si sono mai fermati, noi li abbiamo pagati. Adesso però ci sentiamo trattati come criminali: 10 giorni di tempo per lasciare la sede, e 30 mila euro per la differenza tra ciò che pagavamo e il prezzo di mercato, che ovviamente non possiamo permetterci visto che facciamo volontariato, qui». Non furbetti, insomma: sono quelli che ogni sabato prendono i bimbi e li portano fuori da Rebibbia, «e tutti dovrebbero vederli quando per la prima volta lasciano il carcere e si spaventano per ogni rumore...».
Altro esempio: l’«Associa- zione laziale motulesi». Salita della Marcigliana, Settebagni, un gruppo di genitori recupera «un rudere abbandonato e inagibile, e contando le tre sedi - racconta il vicepresidente Paolo Santoro - ora serviamo 800 pazienti, ci occupiamo di disabilità intellettiva con assistenza semiresidenziale, ambulatoriale e domiciliare». Accreditati con la Regione. «Dal 2010 c’è anche la quota di compartecipazione che spetta al Comune. Comunque: per l’accreditamento servono dei prerequisiti e in quell’occasione scopriamo che la struttura è senza agibilità né abitabilità. Ci imbarchiamo nei lavori, un milione di euro. Per sostenere queste spese abbiamo una morosità complessiva di 30 mila euro. In verità ce ne avevano chiesti 70 mila, ma avevano sbagliato i conti: adesso, però, dicono che il canone della concessione è stato rivalutato e che dobbiamo pagare 650 mila euro». Altro dettaglio: «La quota che deve pagare il Comune è in ritardo, il 2013 lo stanno pagando adesso...». Ci sono altre realtà come la vostra in difficoltà? «Che sappia io sì, l’istituto Vaccari a viale Angelico, un’associazione che si occupa di Sla...».