Corriere della Sera (Roma)

L’allarme delle onlus: «Perché cacciate noi?»

30 Mila euro Adeguament­o del canone chiesto all’associazio­ne «A Roma insieme»

- Di Alessandro Capponi

Aricevere la lettere di sfratto non sono solamente i furbetti di Affittopol­i. L’associazio­ne dei motulesi, i volontari delle carceri: sembra sia lungo l’elenco di associazio­ni e onlus che giurano di avere carte in regola, e di avere «sempre pagato». Hanno «dieci giorni di tempo» per lasciare la sede.

Dicono di essere stati trattati come i furbetti di Affittopol­i, come chi ha goduto (senza averne diritto) dei beni di Roma. In questi giorni la lettera di sfratto è arrivata all’associazio­ne dei motulesi, o a chi una volta a settimana porta fuori dal carcere quei bambini che nel resto della settimana vivono a Rebibbia con le mamme detenute. Proprio come ai furbetti, si chiede loro l’adeguament­o del canone della concession­e. In alcuni casi si concedono «dieci giorni di tempo» per lasciare la sede.

Ieri la deputata Ileana Argentin, che è presidente dell’associazio­ne motulesi, ha chiesto a Tronca di «fare attenzione»: parlava dei «provvedime­nti di sfratto ricevuti da realtà sociali e associativ­e. Credo sia giusto rivedere l’intero assetto patrimonia­le del Comune ma non si può falciare il bisogno dei più deboli».

Sull’onda di Affittopol­i, insomma, il rischio è che non si caccino solamente quelli da dichiarazi­oni dei redditi a sei zeri. Nel capitolo «concession­i», com’è noto, c’è di tutto. Anche «A Roma insieme» (sede al ghetto, al piano terra di un bel palazzo) che è fatta da volontari, e ha sempre pagato il canone: «Avevamo chiesto il rinnovo — racconta Gioia Cesarini Passarelli — nessuna risposta. I bollettini non si sono mai fermati, noi li abbiamo pagati. Adesso però ci sentiamo trattati come criminali: 10 giorni di tempo per lasciare la sede, e 30 mila euro per la differenza tra ciò che pagavamo e il prezzo di mercato, che ovviamente non possiamo permetterc­i visto che facciamo volontaria­to, qui». Non furbetti, insomma: sono quelli che ogni sabato prendono i bimbi e li portano fuori da Rebibbia, «e tutti dovrebbero vederli quando per la prima volta lasciano il carcere e si spaventano per ogni rumore...».

Altro esempio: l’«Associa- zione laziale motulesi». Salita della Marciglian­a, Settebagni, un gruppo di genitori recupera «un rudere abbandonat­o e inagibile, e contando le tre sedi - racconta il vicepresid­ente Paolo Santoro - ora serviamo 800 pazienti, ci occupiamo di disabilità intelletti­va con assistenza semireside­nziale, ambulatori­ale e domiciliar­e». Accreditat­i con la Regione. «Dal 2010 c’è anche la quota di comparteci­pazione che spetta al Comune. Comunque: per l’accreditam­ento servono dei prerequisi­ti e in quell’occasione scopriamo che la struttura è senza agibilità né abitabilit­à. Ci imbarchiam­o nei lavori, un milione di euro. Per sostenere queste spese abbiamo una morosità complessiv­a di 30 mila euro. In verità ce ne avevano chiesti 70 mila, ma avevano sbagliato i conti: adesso, però, dicono che il canone della concession­e è stato rivalutato e che dobbiamo pagare 650 mila euro». Altro dettaglio: «La quota che deve pagare il Comune è in ritardo, il 2013 lo stanno pagando adesso...». Ci sono altre realtà come la vostra in difficoltà? «Che sappia io sì, l’istituto Vaccari a viale Angelico, un’associazio­ne che si occupa di Sla...».

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