Tobino, un cinema di ordinaria follia
Sala Trevi: una rassegna di film tratti dai romanzi dello scrittore e psichiatra di Viareggio
«Vivo tra i deliri, sono medico di manicomio»: in Mario Tobino è impossibile separare lo psichiatra, per quarant’anni direttore d’ospedale in Lucchesia, dallo scrittore.
L’autobiografico «Le libere donne di Magliano» è una narrazione dolorosamente pia della malattia mentale su uno sfondo da inferno medioevale.
Ispirazione «Il deserto della Libia», ha ispirato «Scemo di guerra» di Dino Risi e «Le rose del deserto» di Mario Monicelli
Lo psichiatra dongiovanni di «Per le antiche scale» ha il terrore di ereditare la tara familiare della demenza: indagando sul presunto virus della follia entra in conflitto con una giovane dottoressa. Nel ‘75 Mauro Bolognini ne ha tratto un film con Mastroianni e Françoise Fabian, nel cast Marthe Keller, Barbara Bouchet, Adriana Asti e Lucia Bosè. Sarà proiettato nella rassegna «Tobino e il cibrace nema» a cura della Cineteca Nazionale (Sala Trevi, vicolo del Puttarello 25, da oggi a domenica, ore 18). Due i film diretti da Giovanni Fago: «La dei Biassoli» (’80) dal romanzo sulla madre e il suo mondo familiare e «Sulla spiaggia e di là dal molo» (2000), la Versilia di tre amici in una storia corale del ‘900 italiano fino alla Liberazione.
«L’ammiraglio» (’65) di Anton Giulio Majano nasce dalle memorie partigiane de «Il clandestino», premio Strega: Renzo Ricci è l’anziano ufficiale della Marina che finisce fucilato dai nazifascisti insieme all’amante, Olga Villi.
Sui prediletti Tacito e Machiavelli, Tobino martella un linguaggio scultoreo, duro e perfino furioso. Come nel romanzo diario «Il deserto della Libia», che ha ispirato due film: «Scemo di guerra» (’85) di Dino Risi con Beppe Grillo ufficiale medico e Coluche delirante capitano psicopatico e «Le rose del deserto» (2006), l’ultimo lavoro di Mario Monicelli, con Alessandro Haber maggiore e Michele Placido frate in un corteo di soldati di ogni dialetto, comparse e figurine dell’Esercito Regio in Africa.
La città natale del Tobino poeta è anche la città d’adozione di Monicelli: «Viareggio polverosa, / Viareggio più bella dell’Oriente».