Corriere della Sera (Roma)

Abusi del frate su minore, chiesti 14 anni

Vito Beatrice, 72 anni, è irreperibi­le. L’eventuale condanna sarà in «contumacia»

- Di Fulvio Fiano

La eventuale condanna lo raggiunger­à in contumacia, ma è difficile che sulla vicenda cali il silenzio che sembra voler affermare la confratern­ita religiosa alla quale appartiene e che da anni lo nasconde alla procura di Roma. Il 72enne francescan­o Vito Beatrice rischia 14 anni di carcere per i dieci anni di abusi sessuali compiuti su un ragazzo che gli era stato affidato quando ne aveva nove, fino a spingerlo al suicidio.

Abusi portati avanti nella chiesa di Sant’Alessio all’Aventino ma non solo. Le violenze cominciano nel 1994 quando il ragazzo ha nove anni e la famiglia, della provincia di Frosinone, lo affida per l’educazione e l’istruzione a quel prete, divenuto amico di famiglia dopo un pellegrina­ggio a Lourdes. Fino al 2006 - prima, durante e dopo l’adolescenz­a padre Vito avrà rapporti completi con il suo discepolo, anche durante i soggiorni estivi in Liguria e i suoi viaggi all’estero: «Violenza sessuale continuata e aggravata, compiuta in violazione dei doveri inerenti alla qualità di ministro del culto cattolico e abusando delle relazioni di coabitazio­ne e ospitalità (le violenze sono avvenute nel suo ufficio e nella sua residenza, ndr)», come riassume il capo d’imputazion­e. La Congregazi­one dei Chierici Regolari di Somasca alla quale il religioso appartiene e che lo nasconde da anni in una località segreta (l’imputato non è mai comparso al processo nè si è fatto mai interrogar­e), è stata citata come responsabi­le civile per risarcire la vittima. Ma l’accusa portata avanti dal procurator­e aggiunto Maria Monteleone ha dovuto farsi largo tra mille difficoltà, oltre alla contumacia dell’imputato. I fatti avvenuti prima del 2000 sono prescritti e quelli successivi al 2004 sono improcedib­ili per tardività della querela. Restano i quattro anni in cui ci sarebbero episodi avvenuti anche a Roma e ai quali si aggrappa la richiesta di condanna assieme al materiale pedopornog­rafico trovato nel computer di don Vito che fanno presumere un ambito di abusi più ampio del singolo caso. Gli abusi vennero a galla nel 2010 quando il ragazzo, ormai ventenne, tentò il suicidio e fu salvato dalla fidanzata in un fiume. Drammatica la testimonia­nza in aula della mamma, pochi mesi fa: «Mio figlio mi urlò: “Padre Vito mi ha violentato, non vivo più con questo schifo dentro”. E io non avevo capito niente».

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