Corriere della Sera (Roma)

Guido Bertolaso resiste, Forza Italia si spacca in due

Caos centrodest­ra: oggi attesa per il vertice con i parlamenta­ri di Roma e del Lazio

- Ernesto Menicucci

I suoi detrattori, dentro Forza Italia, lo chiamano perfidamen­te «Bertolesso». Lui, il «dottor Guido», non molla («se venite con me in giro, altro che sondaggi», fa sapere), anche se per tutto il giorno le voci su un suo imminente ritiro sono girate in maniera vorticosa. Tanto che ci sarebbero in azione almeno due «pontieri» - Deborah Bergamini e Renato Brunetta - che gli stanno dicendo che sarebbe opportuno un suo passo indietro spontaneo. Bertolaso però resiste: «Sono due o tre week end che mi dovrei ritirare. Non capisco tanta attenzione...». E, andando in giro per la campagna elettorale (ieri era sulla Laurentina: «percorrerl­a è come fare la Parigi-Dakar...», la battuta), rilancia: «Sono e resto candidato sindaco, anche se sento che mi sarei ritirato. Voci orchestrat­e apposta dai profession­isti del retroscena». L’ex sottosegre­tario insiste: «Ho sentito anche stamattina Berlusconi, ho il suo sostegno del presidente del consiglio...». Un lapsus: «Per me lo rimane...». I malumori dentro Fi? «Alcuni tra i signori che mi hanno scelto, non quello che ancora mi sostiene, poi mi dicevano: Come vicesindac­o mettiamo Tizio, all’Acea Caio... Gli ho risposto: Fermi tutti, non faccio il fantoccio, per questo hanno paura di me».

Di sicuro, però, dentro Forza Italia c’è una spaccatura profonda. Con Bertolaso, oltre naturalmen­te al suo braccio destro Marcello Fiori, ci sono Maria Rosaria Rossi, il senatore ex An Francesco Aracri, il suo «fedelissim­o» Adriano Palozzi (consiglier­e regionale, ex sindaco di Marino, già presidente del Cotral: la sua famiglia ha una tipografia ai Castelli dove, si dice, si stampano i manifesti di Bertolaso), l’ex presidente del consiglio regionale Mario Abbruzzese. Ma sul fronte opposto, convinti che con Bertolaso Fi rischi la scomparsa, c’è mezzo partito: il coordinato­re regionale Claudio Fazzone (che voleva addirittur­a «marciare» su Arcore), il senatore Francesco (a cui Bertolaso ha mandato un sms al vetriolo: «Basta parlare male in Giro di me. Anche le persone perbene possono fare cose cattive»), il capogruppo alla Pisana Antonello Aurigemma. In mezzo alla contesa, il coordinato­re romano Davide Bordoni (in corsa per il consiglio comunale) e Antonio Tajani che ha provato a mediare con Berlusconi: «Silvio, faccio quello che dici tu. Se è Bertolaso il candidato, ok. Ma occorre cambiare registro». I forzisti romani, infatti, lamentano il fatto che Bertolaso faccia tutto da solo, che «al comitato elettorale non ci siano neppure le utenze telefonich­e», che

Lo sfogo «Sono e resto candidato, anche se sento che mi sarei ritirato. Voci orchestrat­e apposta»

l’agenda la gestisca Palozzi commettend­o anche delle gaffe. Come la visita al Policlinic­o, quando la sanità è di competenza regionale. Ultima goccia, il vertice convocato dallo stesso Bertolaso con tutti i parlamenta­ri di Forza Italia eletti a Roma e Lazio per questa mattina, vertice che però sarà disertato da più di un esponente: Fazzone, Giro, Alessandra Mussolini. E Berlusconi? Chi ci ha parlato lo descrive come arrabbiato col mondo intero: con Bertolaso, con la coppia Salvini-Meloni, con quelli di Forza Italia. Ma forse, alla fine, anche con sé stesso per essersi infilato in un vicolo cieco dal quale non sa più come venire fuori.

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Con Silvio Berlusconi Guido Bertolaso il 23 marzo scorso

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