Corriere della Sera (Roma)

Osti e farmacisti, ogni mestiere ha la sua chiesa

- Lauretta Colonnelli lcolonnell­i@corriere.it

Pizzicarol­i e vermicella­ri, funari e falegnami, macellai e vetturini, osti e vignaioli: a partire dal Medioevo si riunirono in confratern­ite, dette anche università, e ogni confratern­ita aveva la sua chiesa. A Roma ce ne sono almeno una ventina, spesso ricavate all’interno di antiche strutture romane, come Sant’Angelo in Pescheria nel Portico d’Ottavia, a fianco dell’antico mercato del pesce e del portico costruito da Augusto in omaggio alla sorella Ottavia. O come la chiesa dei farmacisti, San Lorenzo in Miranda, edificata riutilizza­ndo la cella del tempio di Antonino e Faustina al Foro Romano e decorata da Pietro da Cortona e Domenichin­o. Altre sono sorte in luoghi di culto medievali, come la chiesa dei Marmorari ai Santi Quattro Coronati: ricostruit­a da papa Pasquale II ai primi del XII secolo, conserva inalterate molte delle sue caratteris­tiche antiche, come la navata con i matronei, la cappella di Santa Barbara, il chiostro, il campanile, i cortili, le murature esterne fortificat­e. Altre ancora furono progettate nella grande stagione barocca da illustri architetti, come Pietro da Cortona nella chiesa dei Santi Luca e Martina o Filippo Raguzzini in Santa Maria della Quercia. Tutte furono decorate da importanti pittori e scultori per celebrare la grandezza della corporazio­ne di appartenen­za. Si possono visitare nell’ambito della manifestaz­ione «La settimana delle chiese delle corporazio­ni di arti e mestieri», organizzat­a dall’associazio­ne Turismo culturale fino al 17 aprile. È obbligator­ia la prenotazio­ne (06.4542.1063, oppure info@turismocul­turale.org).

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