Osti e farmacisti, ogni mestiere ha la sua chiesa
Pizzicaroli e vermicellari, funari e falegnami, macellai e vetturini, osti e vignaioli: a partire dal Medioevo si riunirono in confraternite, dette anche università, e ogni confraternita aveva la sua chiesa. A Roma ce ne sono almeno una ventina, spesso ricavate all’interno di antiche strutture romane, come Sant’Angelo in Pescheria nel Portico d’Ottavia, a fianco dell’antico mercato del pesce e del portico costruito da Augusto in omaggio alla sorella Ottavia. O come la chiesa dei farmacisti, San Lorenzo in Miranda, edificata riutilizzando la cella del tempio di Antonino e Faustina al Foro Romano e decorata da Pietro da Cortona e Domenichino. Altre sono sorte in luoghi di culto medievali, come la chiesa dei Marmorari ai Santi Quattro Coronati: ricostruita da papa Pasquale II ai primi del XII secolo, conserva inalterate molte delle sue caratteristiche antiche, come la navata con i matronei, la cappella di Santa Barbara, il chiostro, il campanile, i cortili, le murature esterne fortificate. Altre ancora furono progettate nella grande stagione barocca da illustri architetti, come Pietro da Cortona nella chiesa dei Santi Luca e Martina o Filippo Raguzzini in Santa Maria della Quercia. Tutte furono decorate da importanti pittori e scultori per celebrare la grandezza della corporazione di appartenenza. Si possono visitare nell’ambito della manifestazione «La settimana delle chiese delle corporazioni di arti e mestieri», organizzata dall’associazione Turismo culturale fino al 17 aprile. È obbligatoria la prenotazione (06.4542.1063, oppure info@turismoculturale.org).