Un incontro particolare fra due solitudini
Èil 6 maggio 1938, Hitler arriva a Roma e i palazzi si svuotano di grandi e piccini chiamati a riempire vie e piazze e così quello in cui vive la numerosa famiglia di Antonietta. Lei, ignorante e plagiata da un uomo fedele ai dettami sulla donna fascista, si ritrova sola con una giornata tutta per sé che, grazie all’incontro col coinquilino Gabriele, sarà «Una giornata particolare» che, con l’adattamento di Gigliola Fantoni della sceneggiatura di Ruggero Maccari e Ettore Scola, porta in scena con la regia di Nora Venturini il celebre film con la Loren e Mastroianni (sino a domani all’Ambra Jovinelli). Anche Gabriele è persona emarginata, licenziato dall’Eiar e in partenza per il confino perché omosessuale. Lei è impersonata da Valeria Solarino, con un po’ di accento meridionale, che la rende vera e concreta nella sua malinconia, i capelli neri con la crocchia, una vestaglietta addosso. Lui è Giulio Scarpati, con i capelli e i baffetti biondi come a evidenziare una qualche diversità, intellettuale sull’orlo della disperazione. La giornata e l’incontro particolare da scontro si farà incontro e comprensione amorosa di due solitudini, due mondi e due persone che vedranno la vita con occhi diversi. Il lavoro funziona e bisogna accettarlo così, come fa il pubblico applaudendo l’intensità degli interpreti anche a scena aperta, senza confronti con le suggestioni, i silenzi carichi e la forza dei primi piani del film che, altrimenti, essendo qui assenti e non sostituiti da una nuova, più fine scrittura dei dialoghi, tutto apparirebbe un po’ schematico, con un realismo spicciolo e lento che è assieme necessità e limite, pur arricchito spettacolarmente da proiezioni sul fondo e una scenografia su due piani di Luigi Ferrigno.