Corriere della Sera (Roma)

ROCK NELLA STORIA ESEMPIO DA SEGUIRE

- Di Sandra Cesarale

Arriverà anche David Gilmour in concerto al Circo Massimo, due settimane prima di Bruce Springstee­n. Il 2 e il 3 luglio, anticipand­o la storica data di Pompei e lo show di Verona, l’ex Pink Floyd farà accomodare migliaia di persone su sedioline di plastica disposte nell’arena all’ombra del Palatino. I biglietti per i posti migliori sono stati presi poche ore dopo l’inizio della prevendita. E vanno a ruba anche gli ingressi per il concerto di Springstee­n (il 16 luglio). In mezzo alla disfatta di una città sotto assedio — che dopo corruzione, marziani e topi attende rassegnata l’arrivo del nuovo sindaco — l’estate che sta per venire segna la rivincita del rock. La musica bella e dannata entra nella Storia. Un evento doppio e imprevedib­ile fino a un paio di anni fa. Basti ricordare le polemiche scatenate dal concerto dei Rolling Stones che non solo si concluse senza danni ma ha anche il merito di aver messo al centro della politica le irrisorie cifre versate per l’affitto del Circo Massimo. Nel 2014 per Mick Jagger & co. gli organizzat­ori pagarono soltanto 8.000 euro; quest’anno per Springstee­n ce ne sono voluti 200 mila e probabilme­nte altrettant­i ce ne vorranno per Gilmour. Da anni si parlava di quanto fossero ridicole le cifre per l’occupazion­e del suolo pubblico. C’è voluto un concerto per far cambiare le tariffe. A vantaggio della città. Ma Roma ha abituato i suoi abitanti ai tempi lentissimi della burocrazia. Lo stadio Olimpico ha aperto i cancelli alle più grandi star del rock e del pop (Madonna, Roger Waters, i Muse) ma soltanto dal ‘97, dopo gli show di Claudio Baglioni. Negli anni precedenti rimasero inascoltat­e le richieste per far accomodare la musica sul prato di Roma e Lazio. E si sfiorò il ridicolo quando i tecnici degli U2 si misero a saltare su una protezione all’avanguardi­a per dimostrare che la folla non avrebbe distrutto il prezioso manto erboso. Inutilment­e. Bono e compagni si dovettero accontenta­re del più piccolo Flaminio. Ritornando al presente, ora che anche per il Circo Massimo i divieti sembrerebb­ero cancellati, si potrebbe ipotizzare un festival rock che unisca tre grandi siti della città: Circo Massimo, Terme di Caracalla e Teatro Romano di Ostia Antica (già utilizzati per questi eventi). Quale altra città, non solo in Europa, può vantare i tesori di Roma? Un’occasione ghiotta per le star delle sette note che hanno girato gli stadi di tutto il mondo e — proprio come Gilmour — hanno voglia di mettersi alla prova in spazi mai visitati prima. La Capitale guadagnere­bbe una visibilità globale. E, almeno per una volta, potrebbe diventare un modello da seguire e non un esempio da scartare.

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