Bertolaso e Marchini, inviti reciproci a lasciare
La replica: «Casomai il contrario...». Vertice tra Guido e parlamentari Fi, molti disertano
Quella tra Guido Bertolaso ed Alfio Marchini, i due candidati che nell’ambito del centrodestra molto probabilmente si contenderanno il quarto e quinto posto alle comunali, sembra la corsa tra i due ciclisti di una famosa barzelletta dove uno dice: «Ti ritiri tu?». E l’altro: «Tarataratà».
Perché, al momento, nessuno pensa davvero ad un passo indietro. Bertolaso, fino a che lo sostiene Silvio Berlusconi, non molla. E Marchini, che da tre anni è in campo, neppure.
L’ex Protezione civile, ieri, ha riunito al suo comitato elettorale sull’Aurelia un manipolo di parlamentari di Forza Italia eletti nel Lazio. Alla fine, erano più gli assenti che i presenti: a disertare, per vari motivi, i «malpancisti» Francesco Giro (che però ha avuto una telefonata «distensiva» con Bertolaso), Alessandra Mussolini, Claudio Fazzone, Franco Carraro, Annagrazia Calabria, Simone Baldelli, Rocco Crimi. Renata Polverini, ex governatrice, è stata un po’ ed è andata via. Con Bertolaso, a dirgli di «cambiare registro», Antonio Tajani (da fondatore di Fi è toccato a lui esporre le ragioni del malcontento), Maurizio Gasparri, il «pontiere» Renato Brunetta, gli «iper-berlusconiani» Maria Rosaria Rossi e Sestino Giacomoni, l’ex An (e tra i principali sponsor di Bertolaso) Francesco Aracri. All’uscita, il «dottor Guido» ha lanciato un segnale a Marchini: «Fare una lista civica insieme? Perché no, se lui si ritira da candidato sindaco». L’imprenditore, in quel momento, era all’auditorium della Conciliazione, per la presentazione della candidatura del duo composto da Alessandro Onorato (sarà capolista) e Beatrice Scibetta, e col Corriere si è concesso una battuta: «Una lista civica insieme se io mi ritiro? Beh, casomai è il contrario...». I due ciclisti, appunto. Marchini, andando via, aggiunge: «Intanto facciamo passare il principio, poi sui nomi ci si mette d’accordo».
Sarà. In realtà, battute a parte, Bertolaso non ci sta proprio a farsi da parte. E lo avrebbe anche già detto a Berlusconi, che pure aveva sondato il terreno. E il vertice «dimezzato» coi parlamentari è servito a calmare un minimo le acque. Quelli di Forza Italia hanno sottolineato la necessità di «stilare un cronoprogramma, fare un’agenda condivisa, coinvolgere nelle decisioni il gruppo romano». Insomma, di «affidarsi a chi qualche campagna elettorale l’ha fatta». Perché il tema, per Fi, è la sopravvivenza della lista, che rischia di finire cannibalizzata dalle polemiche. Tajani glielo ha detto chiaramente a Bertolaso (che oggi sarà ospite da Lucia Annunziata a In mezz’ora): «Siamo con te, pancia a terra. Ma ti devi affidare di noi». Sarebbe anche la strategia di Berlusconi: racimolare un risultato dignitoso (l’asticella è intorno al 10%) e «rivendersi» l’eventuale ballottaggio di Parisi a Milano e Lettieri a Napoli per dire che l’idea di scegliere «gli uomini del fare» avrebbe pagato anche a Roma, senza divisioni interne.
E Marchini? Anche lui non molla. E se Onorato attacca FdI («Ghera è stato assessore ai Lavori pubblici con Alemanno, la moglie di Marsilio era assunta all’Atac»), l’imprenditore insiste sullo stesso tema: «Se vincono Giachetti o Meloni tra un anno e mezzo si rivota». Già, ma se tocca a Cinque Stelle?
Antonio Tajani Serve un’agenda più condivisa e un cronoprogramma definito. Il partito deve essere coinvolto