«IO SEGNALO» A NEW YORK CITY E L’AMARA REALTÀ ROMANA
Caro Conti, vivendo a New York ho esperienza di una «app» creata dal comune di NYC, chiamata 311 (l’equivalente del numero 060606 del Comune di Roma), con la quale si possono fare una serie di operazioni tra cui segnalare alla polizia cose sospette, auto in sosta vietata, buche. Per utilizzo diretto posso dire che dopo dieci minuti dalla segnalazione arriva una pattuglia (informata in tempo reale, tutte le auto della polizia hanno a bordo un computer con tastiera e stampante collegato in rete). Sono implacabili e la multa è scontata. Seguo la sua rubrica e apprendo che molte segnalazioni a Io Segnalo rimangono insolute o chiuse dopo pochi minuti senza risultato. Leggo da alcuni blog su Roma che alcuni «segnalatori seriali» (in realtà con alto senso civico) sono stati chiamati dalla Polizia Locale a giustificare le proprie segnalazioni, scoraggiandoli, per non dire minacciandoli. E non nascondiamoci sempre dietro al «ci sono poche pattuglie». Direi sarebbe un caso conclamato di «non-micompetismo» e omissione di atti di ufficio.
Alessandro G.
Il paragone con New York fa male al cuore, siamo su due pianeti distanti anni luce. Ma la vicenda dei «segnalatori seriali» scoraggiati dalla Polizia Municipale è arrivata fino a noi. Speriamo che il Corpo non voglia continuare a scavare il fossato che divide la cittadinanza dai nostri Vigili urbani, come si chiamavano quando l’alleanza con la città era fortissima.