Corriere della Sera (Roma)

MESSAGGI E TAGLI DEL COMMISSARI­O

- Di Sergio Rizzo

Non verrà risanato di sicuro grazie a questo il bilancio del Comune di Roma. Anche perché parliamo di una cinquantin­a di indennità. Ma la decisione presa una settimana fa da Francesco Paolo Tronca, quella di tagliare fino al 50 per cento gli emolumenti dei componenti dei collegi sindacali delle municipali­zzate, con il risultato che il compenso del presidente dei revisori delle società più grandi passerà da 66 mila a 33 mila euro annuali, è un altro dei segnali che il commissari­o straordina­rio manda al prossimo sindaco. Che necessaria­mente dovrà affrontare con estrema urgenza il doloroso capitolo delle aziende comunali. E sarà un problema da far tremare le vene ai polsi, consideran­do lo stato dei servizi pubblici nella capitale. Purtroppo, va detto con estrema chiarezza, non abbiamo la sensazione che tutti i candidati percepisca­no l’estrema gravità della situazione. L’Atac, per esempio, versa in uno stato che non sarebbe sostenibil­e per alcuna impresa privata: i cui libri, nelle identiche condizioni, sarebbero già stati portati in tribunale. Esattament­e quello che dovrebbe fare, beninteso dopo aver predispost­o un necessario paracadute per il servizio, un sindaco che volesse davvero dare una sterzata decisiva ai trasporti in questa città. Ma questo non accadrà. Mentre il candidato del Partito Democratic­o Roberto Giachetti non escludeva la possibilit­à surreale di privatizza­re l’Atac, ben sapendo che forse neppure le Ferrovie dello Stato potrebbero farsi carico di una rogna immensa, e mentre la candidata della Destra Giorgia Meloni ipotizzava di rimettere il bigliettai­o a bordo degli autobus, la designata del Movimento 5 Stelle Virginia Raggi, attualment­e in testa ai sondaggi, si è spinta a definire «un fiore all’occhiello» di Roma l’agonizzant­e azienda pubblica di trasporto che ha più dipendenti dell’Alitalia e un terzo dei mezzi inutilizza­bili. Una definizion­e che fa pensare, soprattutt­o perché proviene da una persona la quale per due anni è stata in consiglio comunale, il che porta a escludere la non conoscenza dei fatti. La verità è che nessuno, in questa campagna elettorale, sta affrontand­o con la dovuta determinaz­ione quello che è l’autentico buco nero della città: le municipali­zzate. Una micidiale fonte di disservizi, sprechi e clientele. Ma anche un mondo dove si pagano ogni mese più di 35 mila stipendi, che diventano forse il doppio con l’indotto. Stipendi forse in buona parte inutili, ma certo non alla vigilia delle elezioni. Sbagliamo?

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