La tangente dal fruttivendolo, vigili a processo
Accusa di concussione per la tangente. Incastrati da un fruttivendolo che ha registrato la richiesta
L’accusa
è concussione perché, secondo il pm, i due vigili avrebbero imposto a Rolando Lombardi, commerciante, una tangente di 10 mila euro per evitare controlli mirati. I due agenti, Mario Coscarella e Giorgio Agostini, sono stati rinviati a giudizio.
La minaccia di una multa per l’esposizione della frutta per imporre a un commerciante il pagamento di una tangente di diecimila euro. È l’accusa con cui due vigili urbani - Mario Coscarella e Giorgio Agostini - sono stati rinviati a giudizio a due anni dall’inizio dell’inchiesta.
Ai due agenti della polizia municipale è contestata la concussione perché, secondo il pubblico ministero, avrebbero imposto a Rolando Lombardi, ortofrutticolo con un negozio in via Demetriade 99, una «stecca» per evitare controlli mirati. «Ma nel processo dimostrerò l’estraneità del mio assistito», dice oggi l’avvocato Gaetano Corsetti, difensore di Agostini. Il procedimento nacque l’11 aprile del 2014 dalla ribellione del negoziante che, stanco di subire vessazione, si recò in procura a denunciare i due caschi bianchi.
Davanti agli inquirenti il commerciante raccontò le angherie dei due imputati iniziate nel 2013 quando aveva pagato diecimila euro per sfuggire alle verifiche della Asl. La «paura» era nata dopo l’accertamento di un funzionario dell’Azienda Sanitaria Locale – mai indagato - che aveva rilevato delle violazioni.
Il verbale non aveva prodotto conseguenze ma, secondo l’accusa, Coscarella e Agostini utilizzarono il precedente per alludere a futuri controlli mirati. Il timore di incorrere in multe salate, seppure non dovute, convinse Lombardi a piegarsi alla richiesta. Nel settembre dello stesso anno, però, i due caschi bianchi tornarono a bussare cassa, stavolta pretendendo cinquemila euro per non fare niente. Lombardi tuttavia prima nicchiò, sperando che entrambi si dissuadessero dal proposito, e poi, capendo invece che i vigili avrebbero insistito, registrò le minacce e andò in procura con la conversazione custodita nel cellulare. Pochi giorni dopo, i vigili finirono ai domiciliari.
Adesso entrambi i caschi bianchi non sono più in servizio.