Caos centrodestra, Bertolaso: vado avanti Meloni apre la campagna. Silvio non c’è
La Meloni inizia la campagna elettorale al Pincio. Bertolaso: «Io vado avanti»
Sulla Terrazza del Pincio, la stessa da cui tre anni fa Gianni Alemanno lanciò la sua lista civica (e non andò benissimo...), ci sono un migliaio di militanti («5 mila», dice esagerando un po’ Chiara Colosimo), bandiere tricolore, donna Assunta Almirante e il principe Ruspoli, Rita Dalla Chiesa che doveva essere candidata sindaco e si ritrova fischiata dal pubblico che invoca Salvini, il leader leghista che scherza sul suo passato da anti-romano («vi avessero detto che sareste stati qui a sentire me, avreste detto: nemmeno se pagati...»). Naturalmente c’è lei, Giorgia Meloni, che rinuncia al comizio per una più tranquilla — data la gravidanza — intervista. L’assenza che fa rumore è quella di Berlusconi.
Manca anche, e ci mancherebbe, Guido Bertolaso che all’ora dell’aperitivo, mentre Giorgia scatta foto col Cupolone sullo sfondo, ha già raggiunto casa sua con la «fidata» bicicletta. È il segno che il tentativo di ricomposizione sulla candidatura della leader di FDI, portato avanti per tutto mercoledì dai «pontieri» di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia e che ad un certo punto sembrava anche andato a buon fine, in realtà è — almeno al momento — naufragato. E la Meloni, circondata dai suoi (Fabio Rampelli, Francesco Lollobrigida, Marco Marsilio, Federico Mollicone, Andrea De Priamo) e non solo (si vedono Adolfo Urso, il forzista Elio Vito, più la «leghista» Barbara Saltamartini), non aspetta più: «Noi partiamo, poi chi c’è c’è». Berlusconi, dopo la cena saltata l’altra sera (ufficialmente perché Salvini era a Grosseto), l’ha chiamata ieri per farle un «in bocca al lupo». Ma le distanze sono tornate enormi. Giorgia, dal palco, è molto netta: «Lo dico prima. Le nostre porte sono ancora aperte. Ma poi squadra che vince non si cambia più: al ballottaggio, niente apparentamenti». Vale per Forza Italia, ma anche per Francesco Storace. Figuriamoci per Alfio Marchini, entrato in rotta di collisione con FDI. Salvini si diverte con la diretta video su Facebook («è entrato in fissa», scherza Giorgia) e scherza col giornalista Franco Bechis, anche lui super-accessoriato (due macchine fotografiche, un cavalletto, un microfono, l’asticella per fare i selfie col cellulare). Meloni promette «discontinuità rispetto ad Alemanno», ma alcune presenze sono naturalmente le stesse: si rivede Massimo Tabacchiera (ex presidente Atac), rispunta Gioacchino Camponeschi (sindacalista della Faisal, sempre dei trasporti), in giro c’è anche Isabella Rauti. Giorgia insiste: «Io voglio vincere. E Bertolaso non ha la minima chance: serve un po’ di buon senso». L’ex Protezione civile, uscendo da Palazzo Grazioli, è rinfrancato: «Un ticket con la Meloni? Mica dobbiamo prendere l’autobus... Una convergenza? Sì, sul mio nome. Perché io vado avanti». Pure Giorgia, però. Al Pincio, alle otto di sera, si canta l’Inno di Mameli.