Ostia, via le concessioni a due lidi storici
Revocate dal X Municipio dopo l’inchiesta su Mafia Capitale. Spiagge da riassegnare
Prima i sequestri, poi la revoca delle concessioni balneari. La commissione prefettizia che guida il X Municipio dopo lo scioglimento per Mafia Capitale l’aveva annunciato: dopo i controlli sulle spiagge, via chi non è in regola. Ieri è toccato a un ritrovo storico di Ostia, il «Faber Beach», nelle prossime ore la notifica del provvedimento sarà consegnata agli attuali gestori dell’ «Hakuna Matata».
Due spiagge libere attrezzate dalla storia a dir poco travagliata. Al «Faber Beach» i vigili del X gruppo Mare hanno già consegnato l’avviso di decadenza. Secondo l’indagine amministrativa, la cooperativa «Nausicaa» nel 2014 aveva ottenuto il lido tramite asta giudiziaria ma in realtà la vendita avrebbe dovuto riguardare solo i beni di proprietà aziendale, mentre l’attività doveva finire a bando. Ma i guai iniziano da lontano. La spiaggia già nel 2013 fu sequestrata per bancarotta fraudolenta e l’anno successivo il titolare – Fabrizio Sinceri – finì tra gli arrestati dell’operazione «Tramonto affiliati e prestanome dei Fasciani che gestivano i beni del clan. Per Sinceri, a ottobre dello scorso anno, è scattata la condanna a due anni di reclusione. Il «Faber» (nella
foto) poi è finito sotto amministrazione giudiziaria mentre anche l’associazione antimafia «Libera» vi ha svolto alcuni eventi. Nel 2014 l’affidamento contestato alla «Nausicaa»: in mezzo c’era anche la coop «Roy’s», già esclusa per false dichiarazioni dal bando delle spiagge libere indetto dalla giunta di Andrea Tassone (Pd), oggi al vaglio dell’Anticorruzione. Diversi gli abusi edilizi riscontrati al «Faber»: solo 38 metri quadrati autorizzati contro gli oltre 300 scoperti dagli agenti della Municipale. La richiesta di condono è già stata rigettata: secondo controlli, quasi la metà delle strutture balneari di Ostia ha chiesto la sanatoria. Il chiosco «Hakuna Matata» invece era stato sequestrato per abusi edilizi a inizio dello scorso marzo: per anni è stato gestito da Cleto Di Maria, pluripregiudicato, arrestato nel 2013 nel blitz antimafia contro gli esponenti del clan Fasciani-Triassi e legato a Mauro Balini, patron del porto di Ostia ma anche lui finito in manette per bancarotta.