Zeichen, la battaglia per l’ultimo poeta di Roma
Una casa e la legge Bacchelli, le istituzioni in che conto tengono la cultura
All’improvviso si sono posti l’uno di fronte all’altro due schieramenti. Tutti e due combattono la stessa battaglia per Valentino Zeichen. L’ultimo «poeta di Roma» (è una definizione che credo legittima).
Valentino Zeichen giace attualmente, indifeso, in un letto del San Camillo. Le notizie sulla sua salute non sono cattive, sta lentamente migliorando – da domenica. Oggi potrebbero già trasferirlo in un centro di riabilitazione. Il problema è: cosa farà dopo, quando tornerà a casa? In questo momento la sua mobilità è ridotta, il conto in banca non è mai stato il suo forte. I due schieramenti si distinguono per una implicita competitività: chi tra noi gli è più amico? Ma anche, un poco, chi tra noi ha l’anima più bella? Valentino è assistito dalla figlia Marta, che forse potrebbe accoglierlo a casa sua. Ma alcuni dicono: «No, lui non è tipo da cedere di un millimetro, la sua scelta è stata sempre di vivere nella casa (baracca) abusiva del Borghetto Flaminio». E insistono: si potrebbe chiedere la legge Bacchelli. Ma di questa legge (ne sono testimone) Zeichen non ha mai voluto usufruire – per orgoglio, per coerenza a uno stile di vita. L’altro schieramento incalza con la tesi opposta. Sì, va bene, Valentino non ha mai voluto cambiare casa, neppure quando ne ha avuto l’opportunità; tantomeno, come si è appena detto, pensava alla Bacchelli, quasi ne disdegnava l’idea. Ma (così continua) ora è indebolito, potrebbe non avere l’agilità che lo ha sin qui sostenuto, è stupido non forzargli, almeno un poco, la mano. In effetti, aggiungo, non possiamo sapere come reagirebbe ove si rendessero possibili l’una e l’altra cosa, la casa e la Bacchelli – o almeno una delle due opportunità. La cosa migliore allora sarebbe spostare il problema, ossia metterlo nelle mani di chi avrebbe la facoltà di decidere e di ottenere. Vale a dire la comunità non già degli amici ma delle istituzioni. Mettiamo alla prova, per così dire, le istituzioni. In che conto esse tengono la poesia, anzi la cultura, la sua stessa sopravvivenza? Facciano loro, le istituzioni, risolvano il problema. Poi, quando Valentino sarà guarito, sarà lui a decidere, sarà lui a valutare se stesso di fronte alla nuova occorrenza.